Di giorno le sinapsi, ossia i punti di contatto tra i neuroni, sono rafforzate da stimoli che ne aumentano numero e volume: facciamo nuove esperienze, accumuliamo ricordi e competenze. Di notte, parte di questo groviglio si disfa: le sinapsi si assottigliano di circa il 20%, i ricordi inutili sono eliminati e si fa posto a quelli del giorno che verrà.
La conferma del fatto che il sonno è essenziale per "fare pulizia" nella memoria umana arriva da uno studio quadriennale pubblicato su Science. La ricerca di Chiara Cirelli e Giulio Tononi, che si occupano di ricerca sul sonno presso il Wisconsin Center for Sleep and Consciousness (USA), supporta la teoria della omeostasi sinaptica, secondo la quale il sonno servirebbe a mantenere un equilibrio funzionale tra le sinapsi.
Freno necessario. Quando una connessione cerebrale è ripetutamente stimolata durante la veglia, si rafforza e cresce: quella traccia di memoria si consolida, ma questa espansione deve essere a un certo punto bilanciata per evitare una saturazione dei ricordi possibili. Il processo di smaltimento può avvenire nel sonno, quando prestiamo meno attenzione al mondo esterno.
Confronto. Per misurare i cambiamenti nelle dimensioni delle sinapsi tra il sonno e la veglia i ricercatori sono ricorsi a una tecnica chiamata microscopia elettronica in 3D. Per 4 anni hanno analizzato due aree della corteccia cerebrale di una popolazione di topi, ricostruendo 6.920 sinapsi e misurandone le dimensioni. Il lavoro è stato fatto su animali sani o deprivati di sonno, senza che i ricercatori sapessero su quale stessero lavorando (doppio cieco).
Evidente. Al termine della sperimentazione, quando hanno messo in relazione le misurazioni al numero di ore di riposo, gli scienziati hanno visto che un sonno di 6-8 ore era in grado di assottigliare le dimensioni delle sinapsi del 18%, in entrambe le aree analizzate e in modo proporzionale alle dimensioni delle connessioni.
Il processo ha riguardato l'80% delle sinapsi e ha risparmiato le più grosse, coincidenti forse con i ricordi più stabili. Trasferendo il discorso all'uomo, significherebbe che ogni notte trilioni (migliaia di miliardi) di sinapsi si riducono del 20%, per lasciare spazio bianco ai nuovi ricordi.