La bugia più citata dai negazionisti al fine di contestare le misure adottate nella gestione dell'emergenza sanitaria da CoViD-19 sostiene che il 95% dei soggetti risultati positivi ai test per la rilevazione di SARS-CoV-2 sarebbe asintomatico e che quindi è immotivato chiudere attività e privarci di alcune libertà a causa di una malattia che presenta i propri sintomi solo nel 5% dei soggetti che risultano positivi ai test diagnostici.
Un'affermazione falsa, oltre che superficiale, irrispettosa e offensiva, e se fosse anche solo lontanamente vera, quel fantomatico 5% di sintomatici sarebbe comunque costato, solamente in Italia, oltre 61.000 morti al momento in cui scriviamo (9/12), quasi 1 milione tra dimessi e guariti, oltre 710.000 positivi (qui gli aggiornamenti quotidiani sui numeri della covid in Italia).
Che cosa si ostinano a non voler vedere, i negazionisti della covid? Ecco, per loro e per tutti, alcune questioni a cui vogliamo rispondere con le parole della scienza: in quali forme patologiche si può presentare la covid? Che cosa significa essere asintomatico? Un asintomatico può dirsi esente dalle conseguenze del contagio da SARS-CoV-2?
Per un individuo appena risultato positivo al tampone, il decorso dell'infezione può evolvere in cinque differenti modi (Kim et al., 2020): asintomatologia (assenza di segni clinici evidenti), paucisintomatologia (incidenza del 12%: il paucisintomatico mostra segni lievi e generici di influenza), sintomatologia lieve (25%), severa (5%) e critica (0,8%: le percentuali riportate sono ricavate dal bollettino dell'Istituto superiore di sanità "Epidemia CoViD-19").
Quando si parla di asintomatici ci si riferisce a quei soggetti che non presentano sintomi al momento del tampone, ma che avendo l'infezione in corso, spesso con una carica virale pari a quella di un sintomatico (Zou et al., 2020), risultano infettivi, anche per un tempo superiore a 14 giorni (Oran & Topol, 2020), e sono responsabili di più della metà dei contagi.
Quali sono i numeri reali? Premesso che la strategia di tamponamento della popolazione è tuttora in via di assestamento, all'inizio dell'epidemia venivano testati solamente i soggetti che mostravano i sintomi; dopo si è deciso di effettuare i test anche a coloro i quali erano venuti a contatto con un positivo e oggi, invece, il test viene effettuato anche ai contatti stretti di un positivo certo, ma solo dopo un periodo di isolamento.
Benché i dati in possesso della comunità scientifica siano perciò poco organici, al momento il tasso di asintomatici alla diagnosi, in Italia e nel mondo, si attesta intorno al 55%: una parte di essi, però, sviluppa sintomatologie entro i primi 10 giorni (Jing et al., 2020).
In definitiva, il numero reale di positivi asintomatici si attesta tra il 20% e il 45% (Kim et al., 2020; Oran & Topol, 2020), mentre gli asintomatici per l'influenza comune (H1N1) sono tra il 56 e l'80% (Hsieh et al., 2014).
Inoltre, ad oggi risulta chiaro che un'infezione da SARS-CoV-2 può comportare conseguenze indipendentemente dall'insorgenza della patologia con sintomi evidenti. Diversi lavori dimostrano come una buona parte dei positivi asintomatici (più del 50%) (Bandirali et al., 2020; Inui et al., 2020) mostri anomalie evidenti nei lobi polmonari (singolo o entrambi) in seguito all'esame della TAC, ma quanto queste lesioni abbiano conseguenze nel tempo resta ancora da chiarire. Il SARS-CoV-2 può essere dunque pericoloso anche per chi non mostra i sintomi della covid.
Gli studi citati mostrano dunque una realtà ben diversa da quella a cui si affidano negazionisti e difensori delle discutibili libertà del vivere ignorando ogni precauzione. Alla luce del fatto che possono esserci conseguenze anche per chi non mostra sintomi, e che la maggior parte dei contagi proviene da asintomatici, è necessario invece mantenersi sempre vigili e attenti al rispetto delle misure preventive (distanziamento, mascherina, isolamento...): non è solo questione di ridurre l'impatto che l'epidemia ha sul Sistema Sanitario Nazionale (che sarebbe comunque già un bell'obiettivo), ma anche di rispetto per chi ha sofferto per la malattia o per una perdita, e per chi lavora per alleviare le sofferenze dei malati.
----------
L'Osservatorio della cattiva Scienza è una rubrica a cura di Simone Di Giacomo e Simona Paglia, biologi del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell'Università di Bologna.