Come il cervello riconosce una faccia? Attraverso tre passaggi.
![]() |
||
Come un sex symbol degli anni '50 diventa un primo ministro degli '80. E un politico si trasforma in uno 007. |
Un gruppo di ricercatori inglesi ha dunque cercato di studiare meglio il meccanismo cerebrale che ci permette di riconoscere un volto. E ha scoperto come riusciamo a distinguere con un colpo d'occhio il premier inglese Tony Blair da James Bond (o meglio l'attore Pierce Borsman che lo impersona) o l'ex primo ministro inglese Margaret Thatcher da Marilyn Monroe.
Lady di ferro o bomba sexy?
Per farlo ha sottoposto alcuni volontari a un esperimento al limite della "crudeltà" estetica, mostrando loro la foto dell'ex primo ministro trasformata gradualmente con un programma di morphing, in quella della celebre attrice. In questo modo Pia Rotshtein dell'University College di Londra è riuscita a scoprire che esistono almeno tre aree distinte del cervello che vengono chiamate in causa durante il processo di riconoscimento: la prima elabora i connotati fisici del volto, la seconda decide se la faccia è conosciuta, mentre l'ultima richiama le informazioni sulla persona, come per esempio il nome.
Cervelli ingannati
Per monitorare l'attività del cervello, i partecipanti sono stati sottoposti alla risonanza nucleare funzionale proprio mentre guardavano le foto. Per esempio l'immagine costituita con il 40 per cento degli elementi di Margaret Thatcher e il 60 per cento di Marilyn Monroe veniva percepita come la foto della diva da vecchia.
«Quando si va a casa dopo qualche tempo» spiega Rotshtein «e vostra madre studia il vostro volto vedendovi entrare, una parte del suo cervello, il cosiddetto giro occipitale inferiore, analizza le piccole differenze del vostro volto (sei un po' ingrassato, ma stai bene?)».
Il giro fusiforme destro, giusto dietro l'orecchio, è la seconda zona coinvolta nel processo di riconoscimento e confronta il volto con quelli memorizzati. La corteccia temporale anteriore completa il processo di identificazione, facendo decidere alla mamma se siamo ingrassati o un po' deperiti. La ricerca, pubblicata su Nature Neuroscience, ovviamente non è stata condotta per capire come ragionano le mamme ae tanto meno per evitare che qualcuno appenda in camera il poster della Thatcher al posto di Marilyn Monroe. Servirà invece ad aiutare chi, per malattia o incidente, non riconosce più le persone.
(Notizia aggiornata al 14 dicembre 2004)