"Solitamente mi ci vogliono 3 settimane per preparare un valido discorso improvvisato" è un celebre aforisma attribuito a Mark Twain e molto citato nella comunità del public speaking, composta dagli esperti che aiutano le persone a parlare in pubblico, a preparare incontri, conferenze, interventi e comizi.
Me ne parla Eliana Caserio che ha 34 anni e di lavoro fa proprio il public speaking coach: «Aiuto le persone a potenziare la propria comunicazione in pubblico» mi spiega. «Seguo imprenditori e professionisti che hanno necessità di preparare una presentazione aziendale o che vogliono raggiungere in generale una maggiore efficacia e sicurezza nella propria comunicazione, oppure speaker che devono tenere una conferenza come per esempio un TEDx». Il suo lavoro non è solo quello di fornire regole e consigli per affinare la comunicazione, evitare gli errori e superare l'ansia del parlare in pubblico. Questi aspetti sono presenti, certo. La sua professione è quella di affiancare l'oratore e collaborare con lui nella preparazione del discorso in pubblico. Poi arrivano anche gli strumenti dell'oratoria.
Le nostre strade si sono incrociate in occasione dell'edizione 2021 di Focus Live. Eliana aveva collaborato con una delle ospiti del nostro festival, Norma Cerletti, conosciuta sui social come Norma's Teaching e molto apprezzata per il suo metodo di insegnamento dell'inglese (l'incontro del Focus Live lo potete vedere qui). Norma ce l'ha presentata come la sua public speaking coach e così abbiamo scoperto un mondo, un metodo e delle tecniche molto interessanti che vale la pena raccontare.
Che tipo di professione è la tua?
È una professione relativamente nuova, un insieme di arte e scienza che va ben oltre il dominare le regole dell'oratoria che insegno ogni giorno. Il mio compito è più ampio, a 360°. Tocca il campo della comunicazione, del linguaggio e della psicologia. E soprattutto serve a preparare in modo "sartoriale" ogni singolo intervento di fronte a un pubblico.
Come avviene concretamente il tutto?
Il mio sistema ha tre fasi: il pensiero, la preparazione e la pratica. La prima fase è fondamentale per avere consapevolezza di noi stessi e delle nostre potenzialità. Ma soprattutto consapevolezza del pubblico. In questa fase è importantissimo domandarsi che genere di relazione vogliamo instaurare con le persone, che obiettivo comunicativo abbiamo e di conseguenza che cosa vogliamo "lasciare al nostro pubblico".
È la fase dell'ideazione, chiaro. E dopo?
Inizia la preparazione vera e propria.
Messe le basi di quello che vogliamo comunicare, occorre stabilire come: che tipo di linguaggio è più adatto? Che tipo di contenuto non verbale (il corpo) e paraverbale (la voce) è meglio utilizzare? Quali emozioni devono trasparire (e come)? Sono tutte domande a cui dare una risposta prima della terza e ultima fase, quella della pratica che io chiamo della lievitazione. Come un dolce in forno occorre far lievitare il discorso attraverso prove e prove e prove.
Quanto dura la fase delle prove?
Ci vuole tempo per far lievitare un buon discorso in pubblico. A seconda del tipo di intervento, tra l'ideazione e il momento di salire sul palco passa solitamente almeno un mese per ottenere buoni risultati.
Qual è il momento più bello?
In qualità di coach la parte più stimolante è quando affianco l'oratore nell'ideazione. È il momento della creatività che va alimentata e coltivata con diversi strumenti come metodi di brainstorming e mappe mentali. Il mio compito è di canalizzare questa creatività per arrivare al pubblico nel modo migliore.
E il momento più brutto?
Non c'è un momento brutto, ma solo quello di maggior emozione ed è quando vedo lo speaker salire sul palco, lì insieme vediamo i frutti del lavoro fatto.
Sei emozionata tu, figurati lei o lui. Come si tiene a bada la tensione?
Tutto dipende dal lavoro che facciamo nel tempo e non solo prima di salire sul palco. Dobbiamo lavorare molto su di noi, sulla nostra preparazione e fare pratica, parlare in pubblico ci richiede di esercitare molte competenze.
Nella mia esperienza una tensione eccessiva spesso dipende da una scarsa o errata preparazione, essere emozionati e un po' tesi prima di parlare in pubblico è perfettamente normale. Il lavoro che faccio con le persone è più quello di imparare a convivere con queste sensazioni e a gestirle, lavorando su mente e corpo.
Uno di questi aspetti è la respirazione. Spesso ci dimentichiamo del nostro corpo: gli adulti, nel 90% dei casi, hanno una una respirazione cosiddetta apicale, non profonda, che utilizza soprattutto il torace e poco il diaframma. La capacità di respirare in modo più profondo invece ci calma, ossigena meglio il cervello e ci fa ragionare meglio.
Possiamo creare delle buone pratiche e allenarci in modo continuativo anche a una respirazione più profonda e diaframmatica.
La tensione e l'ansia sono i nemici peggiori di un public speaking?
Sì e no. Certamente sono elementi da non trascurare e da affrontare. Ma talvolta si commette l'errore di pensare che l'arte di parlare in pubblico si limiti soltanto a qualche artificio retorico e al contenere l'ansia di parlare davanti agli sconosciuti o in occasioni importanti. Altrettanto importante - se non di più - è il lavoro di costruzione del messaggio: che cosa voglio raccontare? In questo le emozioni possono essere delle preziose alleate per connetterci alle persone: cosa provano e come può essere interessante per loro quello che ho da dire?
Che consiglio daresti a chi deve parlare in pubblico?
Ho tre consigli. Il primo è farsi delle domande sul pubblico: "A chi sto parlando e dove lo incontro? Qual è il contesto e il mezzo che utilizzo per raggiungerli?" Le risposte a queste domande influiscono sul modo in cui parlerò in pubblico. Se per esempio il mio discorso viene fatto davanti a un pubblico in presenza o online potrò decidere come pormi, se fare delle domande retoriche e se posso contare sui feedback che il pubblico mi può dare mentre parlo.
Il secondo consiglio è di farsi delle domande sulla chiarezza del messaggio che voglio trasmettere. Un buon punto di partenza è riassumere in una frase la cosa più importante che voglio trasmettere e da qui partire. In altre parole: non concentratevi troppo su voi stessi, sulla vostra esperienza e sulle ansie eventuali. Siete lì per il pubblico, pensate a lui.
L'ultima raccomandazione riguarda la consapevolezza come oratori: ricordatevi di respirare profondamente con il diaframma, tenete a mente il messaggio che volete trasmettere, siate presenti e coerenti con il linguaggio del vostro corpo, il tono della voce e le pause.
Come si diventa Speaker Coach?
Non esistono percorsi di studi lineari, neppure negli Stati Uniti dove in questo campo sono all'avanguardia. Nel mio caso ho iniziato con il teatro per poi studiare tecniche di comunicazione, counseling e coaching. Dalla mia ho il vantaggio che le mie passioni e la mia professione coincidono. Ma al di là di questo, è importante unire la parte teorica dello studio alla pratica: non puoi insegnare se non sai che cosa vuol dire parlare a un pubblico.
Per questo sei campionessa di public speaking?
[Ride] Per tenermi in allenamento presento e conduco eventi per aziende. Partecipo anche ai diversi campionati che vengono fatti in Italia e nel mondo.
Nel 2021 per esempio ho vinto l'European Speech Competition 2021.
Come funzionano questi tornei?
Sono competizioni tra club a livello locale e, salendo di grado, nazionale, europeo e mondiale. Ogni prova consiste in un talk a tema libero da presentare in 5 o 7 minuti. La giuria valuta ogni speaker su vari livelli dall'efficacia del messaggio al coinvolgimento del pubblico, dal linguaggio non verbale a quello paraverbale. E ovviamente quando si tratta di tornei internazionali, occorre parlare in inglese. Una sfida in più. E un bell'allenamento.
Le persone come possono entrare in contatto con te?
Possono scrivermi via email su contact [at] elianacaserio.com e vedere alcuni miei video sul mio canale YouTube.