In tenera età si può restare indifferenti davanti alla più buffa delle espressioni, e ridere senza ritegno per un evento del tutto casuale. Come si sviluppa, nei bambini, il senso dell'umorismo?
Essenzialmente con la socializzazione, cioè con la capacità di condividere un'esperienza con qualcuno - un "allenamento" che inizia già dallo scambio di occhiate e sorrisi tra mamma e bambino. Ma ci sono alcune indispensabili doti cognitive da rafforzare, per saper cogliere l'ironia. Un articolo su questo tema ne individua tre.
1. Linguaggio. La capacità di esprimersi e comprendere ciò che ci dicono è un prerequisito per capire la maggior parte di scherzi e battute, che si basano sul senso di incongruenza: ridiamo perché qualcosa ci sembra "fuori posto" rispetto a una situazione.
I bambini più piccoli, che ancora non colgono le sfumature del linguaggio, ritrovano questo effetto straniante negli scherzi fisici, e nelle sorprese del "gioco del cucù".
In ogni caso, comunicazione e senso dell'umorismo vanno a braccetto: saper cogliere le battute aiuta, a sua volta, lo sviluppo del linguaggio.
2. Immaginazione. La capacità di immaginarsi in una situazione diversa, con regole sociali altre rispetto alle proprie, è indispensabile per cogliere l'incongruenza che sta alla base delle battute. Non a caso questa abilità compare attorno ai 12-18 mesi di vita, la stessa età in cui i piccoli iniziano a seguire gli scherzi dei genitori, e a sviluppare il proprio, personale senso dell'umorismo.
Attorno ai due anni, l'immaginazione in piena espansione permette ai bambini di iniziare a proporre le proprie battute, basate sull'interazione con oggetti (come mettere un piatto sulla testa al posto del cappello) o su scambi concettuali ("il maiale fa muuu").
3. Teoria della mente. Sapersi mettere nei panni dell'altro, capire se sta "facendo finta" o se ha detto qualcosa di diverso dalle sue intenzioni reali, è un terzo, fondamentale ingrediente per cogliere il senso dell'umorismo. Permette per esempio a un bambino di capire che la mamma che lo insegue fingendosi un lupo sta solo facendo la parte del "cattivo" (e non lo è realmente).
Questa capacità consente anche, a partire dai 3 anni - ma più spesso attorno ai 5 - di comprendere battute più sofisticate e ironiche (come un «Tua mamma sarà molto felice!», detto da un burattino che abbia appena finto di rompere un piatto).
Per lo sviluppo di un pieno e personale "sense of humour", insomma, ci vuole qualche anno di pazienza. Ma l'esercizio giova: secondo alcuni psicologi, più si esercita la capacità di ridere, più la comprensione di ironia e battute migliora.