In tempi di campagna elettorale, la questione ha assunto una certa urgenza, anche se a pensarci bene è un evergreen: come fare per evitare liti e polemiche quando discutiamo con chi non la pensa come noi?
La risposta potrebbe venire dal TED Talk di Megan Phelps-Roper, attivista dei social media che ha scelto come obiettivo di vita aiutare gli altri a superare le divisioni e l'odio per motivi religiosi o politici. Secondo Phelps-Roper, in tutto le regole per un dialogo costruttivo sono quattro.
1. Non partite con cattive intenzioni. Iniziare la conversazione con idee bellicose ci impedisce di capire veramente perché qualcuno compie azioni, o crede in idee diverse dalle nostre. Rischiamo così di dimenticare di avere a che fare con una persona la cui visione è stata plasmata dall'esperienza di un'intera vita. Rimanere bloccati sulla rabbia, impedisce alla conversazione di andare oltre. Ma quando assumiamo un intento positivo o neutro, diamo alle nostre menti una struttura molto più forte per il dialogo.
2. Fate domande. Quando discutiamo con qualcuno di questioni ideologiche, fare domande ci aiuta a mappare la disconnessione tra i nostri diversi punti di vista. È importante perché non possiamo presentare argomenti efficaci se non comprendiamo il retroterra del nostro interlocutore, e dà all'altro l'opportunità di evidenziare difetti nelle nostre posizioni. Ma fare domande serve anche a un altro scopo: mostra a qualcuno che lo stiamo ascoltando.
«Quando i miei amici su Twitter hanno smesso di accusarmi e hanno iniziato a fare domande, li ho subito imitati. Le loro domande mi hanno dato spazio per parlare, ma mi hanno anche dato il permesso di porre loro delle domande e di ascoltare veramente le loro risposte. Ha cambiato radicalmente la dinamica della nostra conversazione», scrive l'autrice del TED.
3. Mantenete la calma. Ciò richiede pratica e pazienza, ma funziona. La gente spesso si lamenta che la comunicazione digitale ci rende meno civili, ma questo è un vantaggio che le conversazioni online hanno su quelle di persona. «Abbiamo un intervallo di tempo e spazio tra noi e le persone le cui idee troviamo frustranti - spiega l'autrice - impariamo a usare quel buffer: invece di attaccare, possiamo fare una pausa, respirare, cambiare argomento o andarcene, e poi tornare indietro quando siamo pronti».
4. Formulate argomentazioni. Ciò potrebbe sembrare ovvio, ma un effetto collaterale di avere forti convinzioni è che a volte assumiamo che il valore della nostra posizione sia, o debba essere, ovvia ed evidente da sé. Pensiamo che non dovremmo dover difendere le nostre posizioni perché sono così chiaramente giuste e buone; che se qualcuno non capisce, è un suo problema - che non è nostro compito educarli.
Ma se fosse così semplice, vedremmo tutti le cose allo stesso modo.
«Siamo tutti un prodotto della nostra educazione e le nostre convinzioni riflettono le nostre esperienze - conclude Megan Phelps-Roper. «Non possiamo aspettarci che gli altri cambino spontaneamente le loro menti. Se vogliamo cambiare, dobbiamo spiegarlo».