Parlando con un settantenne gentile e socievole ci si potrebbe chiedere: «È sempre stato così o è cambiato col passare degli anni?». E una diciassettenne riservata potrebbe domandarsi: «Da grande sarò tale e quale?». La verità è che pur restando noi stessi non siamo la stessa persona per tutta la vita. Con una buona notizia: la personalità migliora con il tempo. In certa misura, potremmo riconoscerci nei bambini che siamo stati. Pacati e tranquilli o scalmanati ed esuberanti? Accomodanti o inclini agli scoppi d'ira? Fiduciosi esploratori del mondo o timorosi degli estranei e delle nuove esperienze?
Bambini timidi e riservati. Il temperamento che si ha da bambini influenza le esperienze di vita, inducendo diverse aspettative negli altri (per es., da un bambino timido ci si attenderà che non parli molto e da uno impaziente che faccia sempre i capricci) e comportamenti che possono radicalizzarlo: per es., un bimbo timido potrebbe esser lasciato nel suo mondo o spronato troppo bruscamente, così come è possibile che un piccolo capriccioso venga trattato con nervosismo anche prima che faccia le bizze. In ogni caso, questi stili di comportamento infantili dicono molto sulla personalità che si svilupperà in età adulta. «Un bambino timido di tre anni si comporta in modo molto diverso da un timido ventenne. Ma rimane un nucleo di fondo», dice Brent Donnellan, psicologo alla Michigan State University. Seguendo bambini da tre anni fino alla maggiore età, anche uno studio dell'Università del Wisconsin ha riscontrato continuità nel tempo: i piccoli riservati sono rimasti tali e quelli con scarso autocontrollo sono diventati giovani impulsivi e amanti del rischio.
Calma e fiducia in se stessi. Ma la nostra personalità non è scolpita una volta per tutte nell'infanzia. È probabile che a distanza di alcuni anni i cambiamenti siano impercettibili ma lentamente, nel corso della vita, possono diventare significativi. Secondo Brent Roberts, psicologo presso l'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign: «La personalità è un fenomeno in evoluzione. Non è qualcosa di statico in cui si è bloccati, senza la possibilità di andare oltre».
Assieme a colleghi delle Università di Houston e di Tubinga (Germania), ha studiato il cambiamento di quasi 2.000 persone nell'arco di 50 anni: individui che avevano partecipato a uno studio quando erano alle scuole superiori (età media 16 anni) sono stati rintracciati e sottoposti allo stesso test di allora.
Verso la mezza età. «I nostri risultati suggeriscono che la personalità ha una componente stabile per tutta la durata della vita ma che è anche malleabile, ovvero le persone maturano con l'età», hanno concluso gli autori. In un certo senso si smorzano soprattutto gli "spigoli": i partecipanti hanno ottenuto punteggi più alti rispetto a quando erano adolescenti in parti del test che misurano la calma, la fiducia in se stessi, il senso di responsabilità e la propensione a mettersi nei panni altrui.
Altri studi confermano quest'evoluzione: man mano che invecchiamo diventiamo più coscienziosi, stabili emotivamente (meno in preda agli impulsi e alle emozioni), estroversi, cordiali e collaborativi. «I cambiamenti sono potenzialmente positivi. Più autostima, coscienziosità e stabilità emotiva possono migliorare le nostre vite in ambiti come il lavoro, le relazioni e la salute», afferma Roberts. In uno dei suoi studi ha anche dimostrato che gli anni abbassano il narcisismo: in genere, verso la mezza età è meno accentuato che da giovani, anche se i narcisisti veri e propri tendono a restare tali almeno in parte.
E da anziani? l restyling della personalità con l'avanzare dell'età apporta ulteriori benefici. Uno studio dell'Università di Buffalo su persone dai 14 ai 99 anni ha rilevato che con gli anni si diventa più fiduciosi verso il prossimo e che ciò è associato a un maggior senso di benessere. Mentre all'Università di Singapore si è visto che i 70enni sono più generosi dei 20enni con gli estranei, perché meno centrati su se stessi. «C'è un malinteso sul fatto che le persone anziane siano più scontrose. In realtà, è il contrario. Spesso si diventa invece più empatici e compassionevoli man mano che si invecchia», spiega Rodica Damian, psicologa dell'Università di Houston.
Ci si guadagna anche in serenità perché si è più imperturbabili che da giovani. Per valutarlo, un team coordinato dall'Università della California, a Santa Cruz, ha osservato con la risonanza magnetica funzionale la risposta dell'amigdala (area del cervello che elabora alcune emozioni) alla vista di immagini a contenuto emotivo positivo e negativo in persone di diverse età. Solo negli anziani le immagini positive hanno indotto una maggiore attivazione dell'amigdala rispetto a quelle negative. Inoltre, i partecipanti attempati erano più propensi a ricordare immagini gradevoli tra le varie viste durante l'esperimento.
Come scrivono gli autori dello studio: «Con l'avanzare dell'età si sperimentano meno emozioni negative e si arriva a prestare meno attenzione agli stimoli emotivi negativi che a quelli positivi».
Più Risate. In molti casi si ride persino di più. È emerso da uno studio dell'Università del New Mexico in cui è stato chiesto a un campione di persone di valutare una serie di affermazioni umoristiche e neutre. «Gli anziani percepivano sia quelle umoristiche sia quelle neutre come più divertenti rispetto ai giovani», ha concluso l'autore dello studio.
Nel tempo, dunque, anche la personalità si trasforma. Ma perché? Non tanto per effetto dei grandi eventi della vita. A forgiarci è piuttosto ciò che gli altri si aspettano da noi, le esigenze a cui dobbiamo andare incontro per instaurare rapporti sociali buoni, formarci, lavorare, costruire relazioni sentimentali, creare una famiglia. «Nel tempo ci viene chiesto in molti contesti della vita di fare le cose in modo leggermente diverso», afferma Roberts. «Nessuno ci dice apertamente come agire, ma in molte situazioni ci sono norme implicite molto chiare su come dovremmo comportarci», precisa. Quindi, ci adattiamo per conformarci alle richieste sociali e ai compiti di sviluppo di ogni fase della vita. Tant'è che uno studio condotto in 62 nazioni, coordinato dall'Università di Tilburg (Olanda), ha scoperto che nelle culture in cui ci si aspetta che i giovani assumano rapidamente responsabilità da adulti (come lavorare e uscire dalla famiglia d'origine), la personalità matura più precocemente.
Si può anche decidere di cambiare? «La stragrande maggioranza delle persone vorrebbe modificare aspetti della propria personalità», afferma Nathan Hudson, psicologo della Southern Methodist University di Dallas, in Texas. Hudson ha condotto uno studio in cui i partecipanti hanno riferito quale dimensione fondamentale della personalità volessero modificare. Poi, ogni sette giorni per 15 settimane, hanno ricevuto la proposta di svolgere un compito pensato per farli uscire dalla loro "zona di comfort", con livelli di difficoltà crescente. Per esempio "presentarsi a qualcuno", a chi voleva aumentare l'estroversione.
Cambiare si può. Così, si è visto che si può davvero evolvere nella direzione desiderata. «Oltre a fattori esterni come i ruoli sociali, anche gli obiettivi per cambiare la propria personalità possono essere abbastanza forti da modellare in modo coerente pensieri, sentimenti e comportamenti per un periodo di tempo sufficiente a produrre cambiamenti nei tratti», dice Hudson.
Un timido potrebbe "costringersi" ad andare a una festa in cui non conosce quasi nessuno. E un impulsivo imporsi di non esprimere rabbia sul luogo di lavoro. Ed è anche così, concedendosi nuove opportunità, che anno dopo anno si cambia. La consapevolezza che la personalità è in trasformazione ha due vantaggi: favorisce la nostra evoluzione e ci fa vivere con la curiosità di scoprire come diventeremo.
Tratto da Focus 361 (Novembre 2022) disponibile in digitale. Leggi il nuovo Focus in edicola!