Problemi relazionali sul lavoro? Il rapporto con il capo o con i colleghi non è sempre così collaborativo e proficuo? Le riunioni diventano un incubo? Secondo la studiosa tedesca Barbel Wardetzki, esistono delle trappole comportamentali che si possono evitare perché l'ambiente di lavoro resti il più piacevole possibile. Vediamo le più comuni e proviamo a starne alla larga, magari aggiungendo - se possibile - un sorriso, perché nello scambio comunicativo fra colleghi (e non solo) cambia spesso le cose.
1. Se non sei stato tu... È la classica caccia al colpevole, in cui si cerca di incolpare un altro del fallimento di un progetto. Per difendersi, occorre non stare al gioco e ricostruire in maniera puntuale tutti i passaggi degli avvenimenti accaduti, i contributi dati affinché il progetto riuscisse e i motivi (quindi le responsabilità) del fallimento. Va ricostruito il ruolo anche delle altre persone coinvolte.


2. Ti ho scoperto. Il capo o il collega critica il presunto colpevole di qualcosa per far sì che non si ponga attenzione ai suoi errori. In questo caso la cosa migliore è smascherare il gioco dicendo "Vedo che non fa che sottolineare solo i miei errori, ma ce l'ha con me?".
3. Così non va. Il capo o il collega non fa che criticare, ma se gli si chiede che cosa c'è che non va ci si accorge che in realtà non ha argomenti. Si tratta spesso di persone poco creative che vogliono così farsi notare. Ma si può coinvolgerle dicendo: "Dato che sei bravo a trovare il pelo nell'uovo, sei la persona giusta per capire che cosa c'è che non va in questo progetto".
4. Ce l'hanno con me. In molti si lamentano di continuo del carico di lavoro, dell'ingiustizia, della durezza del capo. Chi fa così spera di attirarsi aiuto e una diminuzione della mole di lavoro. Anche se tutti, chi più chi meno, abbiamo motivi di lamentele, si può rispondere: "Sì ti capisco, però finora te la sei cavata benissimo".
5. Sì, però... Trovare sempre un argomento contrario per non portare avanti un'azione è un modo per non agire e non prendersi responsabilità. È un atteggiamento difficile da contrastare perché porta chi fa proposte a credere che le sue idee siano sbagliate. Meglio prendere in mano le fasi successive del lavoro invitando i colleghi a partecipare comunque.