Un nuovo studio pubblicato su Nature Scientific Reports ha rilevato che le persone con un orientamento politico di destra sono più inclini a diffondere fake news su internet. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questi non sembrano essere consapevoli della veridicità della notizia stessa. I risultati dello studio suggeriscono, infatti, che il problema sia più la disinformazione che la malafede, e che questo derivi da una mancata comprensione delle informazioni condivise o da un livello culturale basso.
Occhio a ChatGPT. Il fenomeno delle fake news ha trovato terreno fertile nell'ultimo decennio grazie all'affermarsi dei Social Network come mezzo primario d'informazione di un numero sempre maggiore di utenti, e gli esperti credono che la situazione possa solo peggiorare via via che si affermeranno tecnologie di apprendimento automatico generativo, quali ChatGPT e simili, che continueranno ad acquisire e riproporre notizie errate.
Una ricerca precedente, pubblicata su Science Advances, aveva suggerito che chi vota per partiti conservatori fosse più incline a credere alle fake news, senza soffermarsi però sui profili di chi fosse più abituato a diffonderle. A questo ha pensato un team internazionale composto da studiosi provenienti da Australia, Inghilterra e Germania, intervistando circa 2.400 persone nei due paesi europei, e ponendo loro domande dettagliate al fine di valutarne la capacità di identificare false informazioni, la propensione a condividerle e le tendenze politiche. I risultati hanno mostrato che, nella maggior parte dei casi, le persone non condividono intenzionalmente le fake news e sono pochi quelli che lo fanno in malafede.
Tra i partecipanti allo studio, i più anziani e quelli con un reddito più alto sono risultati i più bravi a distinguere tra notizie false e vere, soprattutto se orientati politicamente a sinistra. Nello specifico, è emerso che i giovani del Regno Unito sono i più propensi a condividere disinformazione intenzionalmente. Resta, di base, il fatto che la stragrande maggioranza delle persone sembri farlo senza l'intenzione di ingannare, credendo semplicemente nelle notizie che ripropongono.
Meccanismi social. Ciò evidenzia un problema più ampio rispetto a un piccolo gruppo che cerca di seminare diffidenza, ossia l'assenza di un'adeguata educazione e di un pensiero critico che li aiuti a comprendere ciò che è vero. Lo studio, come affermano i ricercatori stessi, non sarebbe però definitivo, per via della metodologia di raccolta dei dati. Essendo, infatti, basato su questionari consegnati al campione e compilati in autonomia, è possibile che i soggetti fossero meno propensi ad ammettere di aver diffuso intenzionalmente notizie false.
Inoltre, sono stati raccolti pochi dati nella fascia 16-35 anni tra gli intervistati in Germania. Per questo motivo il team spera che ulteriori ricerche possano mostrare meglio i meccanismi social che portano alla diffusione delle fake news.