Psicologia

Che figuraccia!

Gaffes, equivoci, frasi a sproposito e passi falsi. I vostri racconti spiegano un'emozione comune: l'imbarazzo.

Che figuraccia!
Gaffes, equivoci, frasi a sproposito e passi falsi. I vostri racconti spiegano un'emozione comune: l'imbarazzo.

Nudi di fronte ad uno sconosciuto: come uscire dall'imbarazzo?
Nudi di fronte ad uno sconosciuto: come uscire dall'imbarazzo?

Una parola di troppo o un passo falso: quante volte nella vita di ognuno può succedere di incappare in qualche brutta figura? Come la classica figuraccia da salotto, quando magari, in occasioni speciali o in ambienti particolari, sbagliamo atteggiamento ("Come le assomiglia sua figlia", al vecchio capo in compagnia della nuova moglie), o semplicemente vestito. Allora il nostro viso arrossisce, la voce diventa stridula e si rompere in un fastidioso balbettio.
D'altronde l'imbarazzo è una tipica emozione "sociale", connessa alla percezione che ciascuno di noi ha di sé e delle sue caratteristiche in relazione agli altri.
Quando si manifesta? Ogni volta che infrangiamo norme cui desideriamo conformarci, "Anche se non condividiamo queste stesse regole" spiega Valentina d'Urso, docente di psicologia dell'Università di Padova.
Gaffe televisive con milioni di occhi fissi sulla TV sono entrate nella storia dei media, generando imbarazzi collettivi, come la leggendaria "caduta sull'Uccello" di una concorrente di Mike Buongiorno.

Perché ci sentiamo in imbarazzo?
"Se inciampo e cado - spiega Roberta Bottarelli, psicoterapeuta a Milano - non provo imbarazzo. La situazione diventa imbarazzante solo quando so che qualcun altro mi ha visto". Una platea che ci guarda commettere un errore ci fa cadere nel più profondo disagio: sia che la platea sia costituita dalla comunità scientifica, dai colleghi di lavoro, o da sconosciuti esterrefatti per una parola mal pronunciata che diventa oggetto di inevitabili doppi sensi a sfondo sessuale.

Bando all'imbarazzo: godiamoci le figuracce… degli altri che si trovano nelle pagine seguenti.
Qui sotto - nello spazio dedicato ai contributi degli utenti - sono raccolte le situazioni più imbarazzanti capitate ai nostri lettori.
Raccontaci le tue.

Che figuraccia!
Gaffes, equivoci, frasi a sproposito e passi falsi. I vostri racconti spiegano un'emozione comune: l'imbarazzo.

Pronto chi parla?
Pronto chi parla?

Un microfono? E come funziona?
Su internet si trova un esilarante video: durante una trasmissione televisiva tedesca, un ospite in studio chiede la parola. Un assistente gli passa un microfono e lo invita a parlare; ma l'uomo, ignaro del suo funzionamento, se lo pone accanto all'orecchio e comincia a parlare come se fosse un cellulare.
Solo dopo diversi secondi - e alcuni perentori interventi della conduttrice - capisce che deve tenerlo davanti alla bocca; ma invece di parlare alla sua sommità, avvicina la bocca al manico…
Guarda il filmato: Alta risoluzione (1,8 Mb, formato Mpeg); Bassa risoluzione (176 Kb, formato Windows Media).

Galeotto fu il maglione...
Sarà successo più o meno a tutti di non riuscire a sfilarsi un maglione troppo attillato. Ma per la signorina ritratta in un esilarante video la goffa operazione ha prodotto qualche imbarazzo. Ospite tra il pubblico di una trasmissione francese ha provato a togliersi un maglione afferrando nel contempo anche la maglietta e svelando uno splendido decolté.
Per sua sfortuna la telecamera la stava riprendendo da lontano e il conduttore - estasiato dalla vista - l'ha ringraziata pubblicamente per il fuori programma, attirando l'attenzione di tutti i telespettatori.
Clicca qui per vedere il filmato (560 Kb).

Cadute di stile!
Per fugare ogni dubbio, la Rai ha messo a disposizione nella sua multiteca la registrazione della puntata di Rischiatutto del 16 luglio 1970 durante la quale Mike Buongiorno avrebbe pronunciato la leggendaria frase: "Ahi, ahi, signora Longari, lei mi cade sull'Uccello…", dopo l'errore della sua concorrente storica, la signora Giuliana Longari, su un argomento artistico.
Niente di vero. Si tratterebbe solo di una leggenda metropolitana entrata nella storia della televisione italiana.
A contribuire alla diffusione dell'inesistente gaffe la trasmissione televisiva "L'altra domenica" di Renzo Arbore del 1976: il coretto "Ahi ahi…signora Longari!" sottolineava ironicamente le risposte sbagliate a improbabili quiz.

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Fuori il colpevole!
Fuori il colpevole!

Manette difettose.
"Lavoro alla stazione di polizia di Los Angeles e mi capita spesso di arrestare dei delinquenti. Poco tempo fa ho fermato una persona sospetta; l'ho portata al commissariato e, dopo averla ammanettata alla sedia, l'ho sottoposta a un interrogatorio. Alla fine, però, mancando prove certe, ho deciso di lasciarla andare. Così ho infilato la chiave nelle manette, le ho girate e… si sono rotte nella serratura!
È intervenuto tutto il commissariato, con seghe e altri attrezzi, ma non c'è stato verso di toglierle. Alla fine, esausti, abbiamo dovuto chiamare i vigili del fuoco".

E-mail "compromettenti".
"Un amico mi ha raccontatato che il direttore generale di una società ha inviato per errore a tutta l'azienda i dettagli degli stipendi di tutti i dipendenti.
Per confondere la terribile gaffe, ha attivato l'allarme antincendio e gli ci sono volute poi tre ore per cancellare manualmente l'e-mail dal computer di ciascun dipendente, mentre tutto lo staff si intratteneva in un pub nelle vicinanze".

Volgarità al telefono.
"Ogni volta che mia sorella mi chiama al cellulare, il suo nome mi appare sullo schermo e le rispondo (amichevolmente) con ogni sorta di vituperio e insulto, ai quali lei replica con parole anche peggiori.
Così, quando l'altro giorno mi è apparso il suo nome, le ho risposto come sempre con parole assai volgari. Stranamente lei non ha risposto. Ho rincarato quindi la dose e, dopo un attimo, ho sentito la sua voce tenue che diceva: "Fratellino, siamo in conference call con la società IRS e la signora Miller è in linea…".

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Una riunione "in mutande"!
"Una mattina ero in ritardo per andare al lavoro, così ho indossato in fretta e furia un paio di mutande e un paio di pantaloni. Ho partecipato quindi a una riunione con i capi dell'azienda e per tre ore sono rimasto con le gambe incrociate, la gamba sinistra sopra quella destra.
Terminata la riunione mi sono seduto alla mia scrivania e mi sono accorto che qualcosa pendeva dalla mia caviglia sinistra: era il paio di mutande del giorno prima, che avevo lasciato inavvertitamente nei pantaloni!
Tutti i miei colleghi mi hanno visto, ma non solo: anche i capi dovevano averle notate durante la riunione, dato che tenevo la gamba bene in vista".

Buon compl…ahahahah!!!
"È il compleanno di un impiegato di un'azienda e i suoi colleghi gli hanno preparato una sorpresa. Si avvicinano alle sue spalle, stanno per intonargli la classica canzoncina di buon compleanno quando lo sventurato lascia partire un brodoso e puzzolente peto. La magra figura è immortalata - a futura memoria - da una telecamera".

Show in ufficio.
"Nel mio ufficio ho una radiolina che di solito tengo a basso volume. Un giorno, però, hanno iniziato a trasmettere una canzone che mi piace molto ("Build me up buttercup") e così, pensando che la porta dietro di me fosse chiusa, ho cominciato a cantare a squarciagola, facendo girare la sedia su cui ero seduta a tutta velocità. Inutile dire che la porta era spalancata e che il mio capo e i miei colleghi hanno potuto osservare tutta la scena... Mi sono sentita sprofondare. Per fortuna, un bell'applauso ha rotto il ghiaccio, e da allora tutti in ufficio mi chiamano Buttercup".

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Bed and breakfast…"a luci rosse".
"Mi trovavo con tre miei amici in un "Bed and breakfast" e nel nostro piano c'era una sola doccia per tutte le stanze. Una sera, dopo avere fatto una breve doccia, mi sono accorta che nella fretta avevo dimenticato i vestiti puliti in camera; non volendo però indossare nuovamente quelli sporchi, mi sono avvolta per quanto potevo nell'asciugamano e mi sono diretta furtivamente verso la stanza. Subito ho sentito dei passi sopraggiungere dalle scale; così ho cercato di coprirmi completamente, ma nello sforzo l'asciugamano è caduto a terra, lasciandomi totalmente nuda in mezzo al corridoio sotto lo sguardo attonito di un estraneo".

Ma che belle natiche!
"Era una sera di qualche anno fa e mi trovavo in casa dei genitori della mia ragazza. Uscendo dal bagno, ho visto una figura femminile chinata sul letto della mia ragazza che rassettava le lenzuola, avvolta dalla penombra. Convinto che fosse la mia ragazza e volendo farle una sorpresa, mi sono avvicinato lemme lemme e con uno scatto le sono balzato alle spalle, prendendola violentemente per le natiche. Immaginate il mio stupore (e orrore) quando la faccia incredula della madre si è girata di scatto a guardare cosa diavolo stessi facendo! Avrei voluto morire".

Che figuraccia!
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Un concerto indecente.
Un concerto indecente.

Vestaglia o tendina da doccia?
"Ero alla festa di Natale di un'amica, quando sua madre (piuttosto robusta), aprendo un pacchetto, estrae uno dei suoi regali e lo tiene alzato per farlo ammirare a tutti. Io mi complimento prontamente: "Che bella tendina da doccia!". Non era una tendina: era una vestaglia da notte! Nella sala si è creato un silenzio surreale, seguito poco dopo da una fragorosa risata generale.
Chi non ha affatto gradito è stata la mamma della mia amica".

Un concerto… "open air".
Era il primo anno di università e con la mia band stavamo suonando nella palestra dell'istituto per una competizione musicale. Erano presenti tutti gli alunni, oltre a buona parte dei genitori (compresi i miei).
Ho suonato per tutto il tempo con la chitarra sopra la cintura, e dopo la prima canzone mi sono levato la maglietta. Alla fine dell'ultimo brano, il bassista si gira verso di me e dice: "Lo sai che hai suonato tutto il tempo con la cerniera dei pantaloni abbassata, vero!?".

Buon giorno, capo!
"Mio figlio è compagno di classe del figlio del mio capo e, come compito, gli era stata affidata la realizzazione di un breve filmino. Tutte le famiglie sono state invitate a scuola per la proiezione. Nel bel mezzo del video di mio figlio, mio marito mi chiede com'è andata la giornata lavorativa ed io incomincio a inveire contro quello "stupido, egocentrico e ignorante del mio capo…".
Non vi dico il mio imbarazzo alla fine della proiezione, quando ho incrociato lo sguardo beffardo del mio capo!".

Una visita militare… "particolare".
"Il giorno della visita medica per il servizio militare eravamo in cinquanta, e tra noi si diffuse un'atroce voce: dovevamo "subire" un'ispezione rettale.
Così, quando il medico si mise i guanti di plastica e mi disse di abbassare le mutande e appoggiare la testa al muro, mi preparai al peggio ed allargai le gambe.
"Ma cosa stai facendo?" mi disse il dottore. Mi girai, e vidi il dottore con in mano uno stetoscopio!".

Ops... è il corpo sbagliato!
"Erano anni che non vedevo la mia prozia. Una volta saputo che era passata a miglior vita, decisi di darle l'ultimo saluto. Mi recai quindi con mio marito nella camera mortuaria dell'ospedale; quel giorno, però, c'erano stati diversi decessi e più di una stanza era piena di gente che piangeva. Nonostante gli sforzi, non riuscivo a vedere nessuno dei miei parenti. Dove si trovava la salma della povera prozia?
Invitati da un infermiere ci siamo quindi introdotti in una stanza, abbiamo segnato i nostri nomi nel libro degli ospiti e abbiamo fatto diligentemente la fila verso la bara. Ma una volta arrivati al corpo… sorpresa! Era un uomo! Io sono raggelata.
Mio marito, invece, è scoppiato in una fragorosa risata, attirando gli sguardi inorridititi di tutti i presenti".

19 giugno 2002
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