Con le fiabe siamo cresciuti e attraverso di esse abbiamo imparato a conoscere noi stessi, a vincere le nostre paure. Abbiamo scoperto il nostro mondo emotivo, appreso schemi nuovi di comportamento e ricavato gli aspetti pratici.
E, grazie all'ironia di Jared Maruyama prendiamo spunto dalle principesse più popolari delle favole Disney per alcune elementari regole di vita quotidiana.
Dalla favola di Biancaneve, per esempio: “Ricordarsi, sempre, di lavare la frutta”.
E da Cenerentola? “Nella vita, tutto ciò che serve è avere un atteggiamento positivo, una fata per madrina e, assolutamente, il giusto paio di scarpe”. Facile no?
Qual è la fiaba a cui ispirarci se siamo dei sognatori? Ovvio, quella della Bella Addormentata. Il motto? “Prestare attenzione alla lista degli invitati alla tua festa e, soprattutto, non dare oggetti pungenti ai bambini.
Ultima ma non meno importante è la lezione che viene dalla favola della Sirenetta! Dobbiamo imparare una cosa fondamentale: “Leggere bene ogni contratto - soffermarci anche sulla lettera più piccola - prima di firmare!”.
Che cosa ci insegnano le fiabe, davvero. Siete ancora del parere che le favole siano roba per bambini? Secondo i fratelli Grimm, autori di molte fiabe - da Biancaneve a Raperonzolo - sembrerebbe proprio di no. E anche secondo gli antropologi: gli studi più recenti confermano che le fiabe classiche hanno origini molto antiche.
«Molto simili ai miti, le fiabe avevano - e hanno - la funzione di diffondere i valori di una comunità e le regole di comportamento» spiega Jack Zipes, professore emerito di lettere comparate all’Università Usa del Minnesota, uno dei massimi esperti sulla funzione e le origini delle fiabe. «Le brutte avventure che riguardavano i bambini, spesso poveri e orfani, erano ispirate dalla vita reale in cui erano endemici sfruttamento minorile, fame, violenza sui minori, mortalità infantile e da parto».