Nessuno ha ancora scoperto la formula dell'elisir di lunga vita. Intanto, però, alcuni primati sembrano aver trovato un modo per prolungare la loro esistenza: nel corso dell'evoluzione hanno sviluppato cervelli più grandi. (Elisabetta Intini, 30 aprile 2008)
Se a trent'anni ancora faticate a staccarvi da mamma e papà, probabilmente è perché siete superdotati. Di cervello... che cosa avevate capito? Sì, e misure abbondanti, anche, come suggerisce la ricerca degli antropologi della Duke University (Usa) e dell'Università di Zurigo. I ricercatori hanno confrontato i punti chiave dello sviluppo cerebrale di 28 specie di primati, tra i quali una popolazione indigena del Sud America, lontana da qualunque forma di modernità, e un gruppo di lemuri del Madagascar. Dall'analisi di parametri come la durata della vita e della gravidanza e lo sviluppo cerebrale pre e post parto, gli scienziati hanno concluso che alcuni primati, uomo compreso, hanno sviluppato cervelli più grandi per aumentare le proprie chance di sopravvivenza in ambienti selvaggi.
Il rovescio della medaglia. Grazie a cervelli extralarge i primati hanno elaborato nuove tecniche per procacciarsi il cibo, sfuggono più facilmente ai predatori e interagiscono con i loro simili scambiandosi favori. Tutti trucchi per vivere meglio e più a lungo, senza contare che un'esistenza più tranquilla permette di concentrarsi sull'attività riproduttiva e perpetrare la specie. Un cervello così grande e complesso richiede però un periodo di maturazione lungo. È (anche) per questo che "cuccioli" più o meno cresciuti stentano ad abbandonare il nido.