Il caso di un paziente affetto da rara anomalia cerebrale ha fornito elementi interessanti sul rapporto fra consapevolezza, attivazione cerebrale e percezione. Studiando un uomo che a causa di un deficit neurologico era incapace di vedere alcuni numeri, i ricercatori della Johns Hopkins University (Stati Uniti) hanno avuto la conferma del fatto che anche se il cervello si attiva fortemente in risposta a un volto o una parola, non significa per forza che il suo "proprietario" si accorga di quello stimolo: in altre parole, non necessariamente quell'attivazione varcherà la soglia della consapevolezza. Il lavoro, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra che un'importante attività cerebrale è possibile anche senza che ve ne sia cognizione.
Cifre non pervenute. Il paziente identificato con lo pseudonimo di RFS, soffriva di una grave malattia degenerativa che aveva determinato una atrofia (cioè una riduzione della massa) della corteccia cerebrale e dei gangli della base, strutture alla base dell'encefalo implicate in funzioni come il movimento volontario, alcune forme di apprendimento, capacità oculomotorie, cognitive ed emotive. A causa della malattia l'uomo riportava problemi alla memoria e spasmi muscolari, ed era incapace di vedere i numeri dal 2 al 9. Davanti a queste cifre percepiva soltanto un insieme confuso di linee, un groviglio simile a un mucchio di spaghetti, a fronte di funzioni visive perfettamente intatte per le altre cifre o le lettere.
riconoscere per scartare. Da qui il primo sospetto degli scienziati: per avere un deficit così selettivo era necessario che il cervello dell'uomo riconoscesse i simboli numerici nelle immagini, prima ancora di non vederli. Un paradosso che svela uno scollamento tra l'attivazione interna iniziale del cervello e ciò che arriva poi alla coscienza. Oltre a non vedere i numeri, RFS non vedeva nemmeno qualunque oggetto o parola si trovasse disegnato o scritto sopra di essi - mentre percepiva perfettamente gli stessi oggetti, o parole, quando si trovavano distanti dai numeri.
Usando l'elettroencefalografia (EEG), il team ha registrato l'attività cerebrale dell'uomo mentre guardava queste immagini composite: un grande numero con un'immagine o una parola incastonati all'interno. L'esame ha evidenziato un'intensa attivazione cerebrale in risposta agli stimoli: la prova che il cervello stava riconoscendo l'immagine o la parola sovrascritti e il loro significato, anche se il paziente non ne era consapevole.
Un processo in tre fasi. I risultati dello studio fanno pensare che tra l'attivazione neurale e la consapevolezza di quel che si vede esista un processo neurologico aggiuntivo - proprio l'insieme di operazioni che in RFS risultava compromesso.
Quando questo secondo "passo" è assente, il lavoro di processazione dello stimolo compiuto dal cervello per identificare facce, parole o altri input non è sufficiente a raggiungere la consapevolezza di quel che si vede.