Nella partita umanità-intelligenza artificiale, l'umanità ha appena segnato un punto a proprio favore: uno studio pubblicato su Cognition ha infatti rilevato che i bambini sono più bravi dell'intelligenza artificiale (IA) a capire le motivazioni che guidano le azioni delle persone. «Adulti e bambini riescono facilmente a dedurre quali siano i motivi dietro alle azioni di altri, mentre per l'IA queste deduzioni sono difficili da fare», sottolinea Moira Dillon, una degli autori dello studio.
Questione di senso comune. Il senso comune degli umani (che sarebbe la capacità delle persone di comprendere e interpretare la realtà circostante in modo intuitivo e condiviso) e quello dell'IA funzionano in modo diverso: mentre noi riusciamo a comprendere gli obiettivi delle persone guardandole (ad esempio, se vedo una persona con delle chiavi in mano davanti a una porta, immagino che le userà per aprirla) e ci aspettiamo che queste agiscano per raggiungerli in modo razionale ed efficiente, l'IA riesce a predire le azioni solo in modo diretto (se cerchiamo "viaggio a Roma" su internet, capisce che vogliamo andare a Roma e fa comparire pubblicità sulla Città Eterna). Quello che manca all'IA è la flessibilità nel riconoscere diversi contesti e situazioni che guidano il comportamento umano.
Lo studio. Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori si sono serviti del Baby Intuitions Benchmark (BIB), uno strumento che prevede lo svolgimento di sei attività per sondare la psicologia del senso comune. I bambini reclutati, di undici mesi di età, hanno guardato su Zoom una serie di video di semplici forme animate che si muovevano sullo schermo. Le forme si muovevano simulando il comportamento umano e il processo decisionale, recuperando oggetti e compiendo altri movimenti. Gli stessi video sono stati utilizzati per testare la risposta di alcuni modelli di intelligenza artificiale costruiti e allenati dagli studiosi.
Paradigma della sorpresa. Dai risultati è emerso che i bambini riuscivano a riconoscere le motivazioni umane anche dietro alle azioni semplificate delle forme animate: la loro capacità era dimostrata dal fatto che, quando ciò che accadeva sullo schermo andava contro le loro previsioni, lo fissavano più a lungo. Questa particolare reazione, chiamata paradigma della sorpresa, permette di confrontare in modo diretto una misura quantitativa della sorpresa dell'algoritmo con una misura psicologica della sorpresa degli umani – in questo caso la durata dello sguardo. I modelli di IA hanno dimostrato di non comprendere affatto i motivi dietro alle azioni compiute dalle forme: perlomeno sotto alcuni aspetti, l'intelligenza artificiale non è ancora così umana come a volte sembra.