Psicologia

Lo psichiatra nello smartphone

Smartphone, app e un sistema di intelligenza artificiale vengono in aiuto a psicologo e psichiatra, per i loro pazienti.

Il rapporto tra smartphone e salute si fa sempre più stretto: il telefonino, che già oggi è in grado di tenere sotto controllo diversi aspetti della nostra fisiologia, da quanto dormiamo al battito cardiaco, dalla regolarità del ciclo mestruale alle prestazioni sportive, presto potrebbe (pre)occuparsi anche del nostro benessere psicologico. Un gruppo di ricercatori della Colorado University di Boulder ha studiato una app che, grazie all'intelligenza artificiale, pare in grado di valutare lo stato di salute mentale di una persona.

Dimmi come parli... L'app, sviluppata da un team multidisciplinare (scienze informatiche, scienze cognitive e medicina), utilizza il microfono dello smartphone per registrare frasi e discorsi da analizzare poi mediante un software specializzato nel riconoscimento vocale. L'obiettivo non è quello di sostituire con la tecnologia il rapporto tra paziente e medico, bensì quello di offrire ai professionisti della salute uno strumento in più per essere vicini alle persone in cura.

L'app è un neutro emulatore del rapporto con psichiatri e psicologi, basato essenzialmente sull'ascolto del paziente per raccogliere informazioni utili e indizi di comportamento, e prendere le decisioni necessarie. Il linguaggio, ossia ciò che una persona dice e come lo dice, sono infatti per lo specialista elementi importanti per valutare lo stato di salute mentale: per esempio, frasi sconnesse, o che non seguono un flusso logico, cambi repentini del tono di voce o nella velocità del discorso, sono tutti possibili indicatori dell'insorgere o delle recrudescenza di manifestazioni patologiche.

Dal lettino al taschino. I ricercatori hanno lavorato proprio su questi aspetti, sviluppando una app in grado di controllare e confrontare, giorno dopo giorno, alcuni parametri del linguaggio dei pazienti, così da offrire agli specialisti gli strumenti per rilevare variazioni a cui dedicare attenzione. Il software pone quotidianamente ai pazienti una serie di domande alle quali occorre rispondere parlando al telefono: l'operazione dura 5-10 minuti, il tempo necessario a raccogliere una quantità di testo sufficiente per le analisi.

Ai pazienti viene chiesto di descrivere il proprio stato emotivo, oppure di raccontare una storia o di portare a termine, sempre con lo smartphone, alcuni test. I dialoghi e i risultati delle prove vengono quindi analizzati da un sistema di intelligenza artificiale che li confronta con quelli di un campione "sano" della popolazione e ne valuta la devianza. L'app è stata provata su 225 persone, metà con problemi mentali gravi e metà sani, provenienti da Norvegia e Stati Uniti: secondo i ricercatori, la precisione del sistema nell'identificare i malati è stata pari a quella di specialisti umani.

Tecnologia e umanità. I ricercatori credono in un futuro in cui il sistema di intelligenza artificiale affiancherà psichiatri e psicologi durante le sedute con i pazienti, pronto a fornire in tempo reale dati e informazioni provenienti dall'analisi del dialogo e che possano essere di supporto durante le sedute.

Quando avrà superato tutti i test, il sistema potrà essere impiegato anche per tenere sotto controllo l'evoluzione di pazienti che richiedono un monitoraggio continuo delle condizioni di salute o che abitano in zone dove i servizi sono difficilmente accessibili. «Anziché cercare sistemi di intelligenza artificiale capaci di sostituire l'uomo, dovremmo impiegare l'AI per quello che è, e sfruttarla per fare ciò che sa fare meglio di noi», commenta Peter Foltz, uno dei ricercatori.

22 novembre 2019 Rebecca Mantovani
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