Psicologia

Andare a scuola mette ansia?

Durante il lockdown, con la scuola chiusa e la didattica a distanza (dove funzionava), gli studenti inglesi sono stati meglio e hanno sofferto meno di ansia.

Il periodo di lockdown duro e di chiusura delle scuole a causa della covid ha significato non vedere più gli amici, almeno di persona, non avere modo di socializzare - in poche parole, non avere contatto umano con alcuno che non fosse la propria famiglia. Ma se è vero che quarantena e scuole chiuse hanno causato ricadute psicologiche su bambini e adolescenti, un nuovo studio britannico condotto su ragazzi e ragazze di 13 e 14 anni di età getta luce su un altro aspetto, opposto e inaspettato: non andando a scuola, molti studenti avrebbero sperimentato una diminuzione nei livelli di ansia e, in generale, avrebbero visto aumentare il proprio benessere.

Che stress! La scuola non è solo amici, opportunità di apprendimento e di crescita: per molti giovani, andare a scuola significa dover sopportare le angherie dei bulli, le pressioni di interrogazioni e test a sorpresa, i confronti con i professori. Non dover affrontare ogni giorno tutto questo ha significato per molti un aumento del benessere e del relax. Questo varrebbe soprattutto per le ragazze: prima della quarantena, il 54% era a rischio di soffrire di ansia; durante la quarantena, la percentuale è scesa al 45%.


Durante l'isolamento, gli studenti si sarebbero anche (paradossalmente) sentiti più connessi: lontani dagli stress della vita scolastica in presenza, là dove i livelli di informatizzazione e le possibilità di connessione erano migliori, gli insegnanti sarebbero riusciti a comunicare meglio con i propri allievi, in modo efficace, sebbene più informale, parlando dalla scrivania di casa invece che da una cattedra.

Social network: non tutto è negativo. Lo studio ha inoltre rilevato un aumento nell'utilizzo delle piattaforme social durante la quarantena - in particolare, ancora una volta, tra le ragazze, che avrebbero passato in media tre ore in più al giorno su Facebook, Instagram & co. La ricerca tiene però a sottolineare gli aspetti positivi dei social media, che hanno permesso ai giovani di rimanere in contatto con amici e familiari lontani, evidenziando l'importanza, ora più che mai, di comprenderne i benefici e non denunciarne solo i rischi.

7 settembre 2020 Chiara Guzzonato
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