Psicologia

Il cervello mette un freno al maschilismo

Vi considerate immuni da pregiudizi maschilisti? Ringraziate - la vostra partner di certo lo farà - le aree prefrontali del cervello, che si attivano per tenere a bada gli stereotipi associati al genere.
(Elisabetta Intini, 23 marzo 2011)

"È l'uomo che porta i pantaloni". "Non è un posto per donne, lascia fare al sesso forte". "Il tuo capo è donna? Davvero??" Se frasi come queste vi fanno storcere il naso è tutto merito della vostra corteccia prefrontale. Senza la sua opera instancabile di "mediazione", nemmeno l'uomo più galante si salverebbe da alcuni scivoloni sessisti, come la convinzione che successo e potere non siano prerogative femminili. È quanto svela uno studio dell'Università Milano-Bicocca pubblicato sulla rivista scientifica Neuroimage.

Colti in castagna. I ricercatori hanno somministrato a 26 studenti di psicologia, 13 maschi e 13 femmine, un test al computer che misura le convinzioni implicite delle persone sul genere (Gender Implicit Association Test, IAT). In una prima fase ai soggetti è stato chiesto di identificare come maschile o femminile un nome che appariva al centro di uno schermo, premendo il tasto destro o sinistro. Successivamente i volontari dovevano associare alcune parole al concetto di "forza" o "debolezza" premendo gli stessi tasti utilizzati nella fase 1. Quando è stato chiesto di utilizzare lo stesso tasto per indicare "femminile" e "forza" i maschi hanno totalizzato più errori rispetto a quando lo stesso pulsante doveva indicare "femminile" e "debolezza" (viceversa per i nomi maschili). Lo stesso effetto non è stato osservato sulle loro colleghe che, invece, non hanno mostrato alcuna preferenza di genere.

Sentinelle anti-pregiudizi. Per indagare le basi neurologiche di questa peculiarità gli scienziati hanno somministrato lo stesso test a un secondo gruppo di 36 soggetti (18 maschi e 18 femmine) sottoposti a Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) una tecnica non invasiva capace di interferire temporaneamente con le aree cerebrali selezionate. Si è osservato che quando nei maschi venivano inibite la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia prefrontale dorsomediale, due aree implicate nel controllo degli stereotipi, l'associazione uomo-forza-successo e donna-debolezza risultava ancora più netta. In sostanza gli uomini, anche se non consapevolmente, avrebbero la tendenza naturale a collegare i concetti di prestigio e affermazione sociale a una figura maschile e solo grazie a queste aree, le ultime in ordine di tempo a maturare durante la crescita (lo sviluppo completo avviene intorno ai 15-16 anni), riuscirebbero a "frenare" gli impulsi potenzialmente discriminatori.

Allenare alla complessità. «La corteccia prefrontale è la parte di cervello che ci distingue essenzialmente dagli altri primati» spiega Zaira Cattaneo, ricercatrice del Dipartimento di Psicologia a capo dello studio, «media processi complessi, come l'analisi e la sintesi delle informazioni, la pianificazione, i meccanismi che permettono di anticipare gli eventi e di fare previsioni sul futuro. Lo sviluppo dei lobi frontali dipende fortemente dall'educazione: se categorizzare in base al sesso è una pratica diffusa - spesso a scuola i bambini vengono divisi in maschi e femmine durante un gioco ("maschi contro femmine") - la situazione cambia quando a queste distinzioni si aggiunge una connotazione di valore (per esempio, "il sesso debole"). La differenza di genere si carica allora di una valenza emotiva che finisce per sedimentarsi nel cervello». Per allenare la corteccia a resistere agli stereotipi, quindi è importante «che il bambino sia sottoposto a sollecitazioni che ne stimolino la creatività, le capacità di ragionamento, di astrazione, di inferenza, il confronto con il "diverso". Insomma un'educazione alla complessità, contraria ad eccessive semplificazioni».

23 marzo 2011
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