Economia

Perché negli USA manca il latte in polvere?

Gli Stati Uniti sono alle prese con una grave carenza di latte artificiale sugli scaffali che angoscia le famiglie. Come è potuto accadere?

Scaffali vuoti nei supermercati e ricerche infinite nei negozi online: negli Stati Uniti manca il latte artificiale, e brick e barattoli sono ormai la merce più contesa dai genitori preoccupati. Come è stato possibile che la principale potenza economica mondiale abbia esaurito le scorte di un alimento necessario a milioni di neonati?

C'entra (anche) la guerra. La crisi del latte artificiale negli USA si trascina da mesi ed è dovuta a diversi fattori che hanno esercitano pressione sulla catena di fornitura di materie prime e servizi che servono a portare il latte di formula fino ai consumatori. Alla carenza di manodopera legata alla pandemia si sono aggiunte nuove criticità come la guerra in Ucraina e le sanzioni internazionali, che hanno fatto calare la disponibilità e gonfiato i prezzi di alcuni ingredienti usati nel latte artificiale (che sia in polvere o liquido).

Per aumentare l'apporto di acidi grassi insaturi (i "grassi buoni") di questi prodotti, a una base solitamente di latte vaccino vengono aggiunti per esempio oli vegetali come quello di girasole, di soia, di cocco o di colza. Il primo è prodotto in gran parte in Ucraina e in Russia, e gli altri sono ora super richiesti dal mercato globale come sostituti.

Maxi richiamo. Ma sulla crisi delle ultime settimane ha pesato soprattutto il richiamo a fine febbraio dei lotti di latte in formula prodotti dalla multinazionale Abbott in una fabbrica del Michigan da cui parte la distribuzione in 40 Paesi del mondo (inclusa l'Italia). La decisione era stata presa per il timore di contaminazioni batteriche dei prodotti, dopo che 4 bambini statunitensi si erano sentiti male per aver bevuto il latte prodotto nello stabilimento; due dei piccoli sono poi deceduti.

In base a quanto riporta il Time, a marzo, un'indagine preliminare della Food and Drug Administration americana aveva evidenziato condizioni igieniche non adeguate nell'impianto della Abbott, dopo che all'interno della struttura erano stati trovati diversi ceppi del batterio Cronobacter sakazakii, il patogeno che si pensa possa aver contribuito alle morti dei neonati. Una seconda indagine sui campioni di latte sequestrato aveva tuttavia escluso la presenza diretta del batterio nella maggior parte dei lotti.

Al momento è dunque difficile dire se vi sia stato un collegamento causale tra il latte bevuto e le morti sospette. Ora l'ente statunitense sta lavorando con la multinazionale per riaprire la fabbrica in sicurezza, ma ci sono diversi mesi di produzione mancata da recuperare.

Alimento di prima necessità. Dal latte artificiale dipende almeno in parte la maggioranza dei neonati statunitensi.

Soltanto una madre su quattro negli Stati Uniti alimenta i figli esclusivamente con latte materno fino al sesto mese di età e negli USA, secondo l'Unicef, vive quasi un terzo dei 2,6 milioni di nuovi nati che non vengono mai allattati al seno nei Paesi ad alto reddito.

Le famiglie più colpite dalla carenza di latte sono quelle appartenenti alle minoranze etniche: negli USA solo il 17% delle donne con figli ha accesso a un congedo di maternità, e quelle meno abbienti devono rientrare al lavoro entro tre mesi se non vogliono perdere posto e stipendio. In queste condizioni, proseguire con l'allattamento al seno è difficile e il latte artificiale è una scelta obbligata.

I nuclei familiari a basso reddito sono anche i principali destinatari di programmi di sostegno federali per l'allattamento e la nutrizione come lo Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants, and Children (WIC) di cui la Abbott è principale fornitore.

Come il lievito in pandemia. Ci sono poi le donne che non vogliono allattare, quelle che non possono farlo per motivi di salute o che non hanno latte a sufficienza, e bambini non più appena nati affetti da malattie che rendono impossibile assumere cibi solidi, per i quali il latte in formula è l'unico alimento tollerato.

In tutte queste situazioni, riuscire ad acquistare latte artificiale è diventata un'impresa: secondo il Washington Post, nella prima settimana di maggio le scorte di prodotti in formula erano più basse del 43% rispetto al solito; in Iowa, Sud Dakota, Nord Dakota, Missouri, Texas e Tennessee, la metà delle marche di questo alimento necessario per i neonati risultava del tutto sold out, esaurito. Il panico da scaffale vuoto, che abbiamo già conosciuto durante la pandemia, ha inoltre spinto a farne incetta assottigliando ulteriormente le scorte sui banconi.

Correre ai ripari. La FDA sta lavorando con le principali aziende del settore per massimizzare la produzione soprattutto del latte artificiale con formulazioni speciali, adatte a bambini con allergie e più difficili da trovare anche in condizioni normali. L'ente garantirà una maggiore flessibilità sui rigidi standard di approvazione per le merci importate così da agevolare l'arrivo negli USA di latte in formula prodotto altrove, ma il suo operato è oggetto di critiche perché, si dice, non si è fatto abbastanza per scongiurare questa situazione.

No a ricette fai da te. Nel frattempo, la FDA ha chiesto ai genitori di evitare di annacquare il latte per risparmiare sulla polvere o di ricorrere a preparazioni sostitutive fatte in casa, che rischiano di non essere abbastanza nutrienti o, peggio, di esporre i bambini a gravi malattie da contaminazione alimentare.

Il Cronobacter sakazakii, il batterio che ha fatto chiudere la Abbott, prolifera anche sulle superfici domestiche ed è responsabile di gravi casi di enterocolite (infiammazione del tratto digerente) e meningite nei neonati di poche settimane.

19 maggio 2022 Elisabetta Intini
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