Esodo negli ultimi sei mesi in casa Twitter, che ha perso più di una dozzina dei suoi impiegati migliori. Che siano i dolori della crescita, ci si chiede nella Silicon Valley? E intanto, un principe in Arabia Saudita...
“Sembra che anche Twitter sia pronto per la quotazione in borsa”
Aria di cambiamenti - Addio alla vecchia guardia, nel tentativo di rinnovarsi e di mettere una pezza ai problemi dell’ultimo anno. Dopo un esordio col botto, al suo quinto compleanno, Twitter si è ritrovato alla frutta: mancanza di una gerarchia chiara, prima di tutto. Un bel problema, quando si passa dall’avere un centinaio di impiegati all’averne quasi mille, com’è successo negli ultimi due anni al social più veloce del mondo. Soprattutto quando chi ci lavora non è veloce abbastanza ad annusare i cambiamenti e le nuove tendenze, una dote indispensabile per restare sempre sulla cresta dell’onda. Quella preferita da chi naviga in rete.
New staff - Squadra che non vince abbastanza, si cambia: e se segui il calcio sai che la prima mossa, in questi casi, è scegliersi un nuovo allenatore. O tornare a chi, la squadra, l’aveva fatta vincere come Jack Dorsey - uno dei co-fondatori - di nuovo al timone da marzo. Grazie a lui, Twitter si è rinnovato, per diventare più semplice e approfittare dell’utilizzo sempre più massiccio degli smartphone, e ampliare in questo modo la sua base di utenti. Un social ancora più social.
Un piccolo investimento - Intanto, dall’altra parte del mondo, arrivano trecento milioni di dollari per accaparrarsi su per giù il quattro per cento di Twitter. A tanto ammonta la cifra versata dal principe Abdul Aziz Ibn Saul, nipote del re dell’Arabia Saudita. Durante i disordini dell’ultimo anno, il social media è stato utilizzato dai partecipanti alle proteste per comunicare di centoquaranta caratteri il proprio scontento e le proprie mosse. È legittimo quindi arrivare a pensare che l’interesse del principe per l’uccellino più chiacchierone del mondo non siano di semplice natura economica. Secondo gli esperti non si tratterebbe che di un’opportunità “per guadagnarci qualcosa, niente di più, niente di meno”. Un analista politico degli Emirati Arabi Uniti ha affermato alla Reuters che, a suo parere, non ci sarebbero significati nascosti nella mossa del principe. Sospetti e dietrologie a parte, resta un fatto. Twitter al momento "vale" circa otto miliardi di dollari, destinati, molto probabilmente, ad aumentare. Si vocifera infatti di una prossima entrata in borsa, sulla scia di Facebook e di altri social.
(sp)
Chiara Reali
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