Secondo uno studio pubblicato sul numero di maggio dell'American Journal of preventive medicine, Internet può rivelare meglio di altre fonti statistiche quali disturbi dell'umore ci affliggono a seconda della stagione.
Lo studio porta la firma di diverse Università e si basa sulle ricerche effettuate su Google dal 2006 al 2010 da cittadini americani e australiani. I ricercatori hanno raggruppato tutte le ricerche (queries) riguardanti la salute mentale in gruppi distinti (deficit dell'attenzione, ansia, depressione bipolare, disturbi alimentari, schizofrenia, ecc), per poi analizzarne la cadenza temporale.
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Risultato? È d'inverno, più che d'estate, che ci interroghiamo (e interroghiamo internet) sui disturbi del comportamento. Segno che forse ci affliggono di più.
Nei mesi freddi e quando c'è meno luce (ben il 37% in più rispetto all'estate) appaiono con maggior frequenza le ricerche sui disordini alimentari. Durante l'estate diminuiscono in modo considerevole anche le ricerche online sulla schizofrenia (- 37%), sul deficit dell'attenzione (- 28% negli Usa e - 31% in Australia), sulla depressione bipolare (- 18% negli Usa, - 16% in Australia). E le ricerche sul suicidio ( -24% negli Usa, - 29% in Australia).
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Ma dov'è la novità? A psicologi e psichiatri sono già i noti i cosiddetti disturbi stagionali dell'umore, associati a precisi periodi dell'anno. Ma la ricerca svela una nuova, imprevista connessione tra stagioni e salute mentale in generale. «Non ci aspettavamo di trovare tante differenze tra inverno e estate» - ha detto James Niels Rosenquist, psichiatra al Massachusetts General Hospital. «Ma i risultati mostrano che tutti i disturbi del comportamento seguono variabili stagionali».
Lo studio è a suo modo rivoluzionario. E potrebbe cambiare l'approccio della medicina alla malattia mentale. Ma è presto per dirlo. «Ci vorranno comunque degli anni per trovare seri collegamenti tra le stagioni e le malattie mentali. E capire se la ricerca di informazioni sulla salute mentale è un meccanismo biologico, ambientale o sociale» spiega John Ayers, dell'Università di San Diego.
Ma Benjamin Althouse, della John Hopkins University è ottimista: "Il potenziale di questa scoperta è illimitato: in futuro potremmo per esempio studiare le ricerche su Google della salute mentale a seconda dei giorni della settimana. E saperne di più su l'effetto lunedì".