La guida per capire la crisi economica con cause (e rimedi), consigli e domande e risposte.
Senza accorgercene, paghiamo una tassa nascosta. Non allo Stato ma alle cosiddette “corporazioni” cioè le associazioni di categoria che impongono restrizioni di ogni tipo. Molto spesso queste restrizioni nascono dall’esigenza di dare così al consumatore la possibilità di trovare un professionista qualificato, soprattutto in ambiti delicati come quello legale, notarile, o anche per medici, farmacisti, architetti o ingegneri.
Vantaggi, ma anche svantaggi
Ma hanno un rovescio della medaglia: limitano la concorrenza (imponendo numero chiuso o altri espedientei) o impongono prezzi più alti (ad esempio con tariffe minime). Sono corporazioni ad esempio i taxisti che non vogliono che siano concesse altre licenze, i notai difesi da numero chiuso e da leggi che impongono la loro presenza in situazioni in cui non servirebbe (ad esempio quando si compra una casa), i commercianti che impongono orari uguali per tutti (per non avere la concorrenza di chi è disponibile a tenere aperto più a lungo) ma anche categorie apparentemente più deboli, come i gondolieri (ci sono solo 397 licenze) o le guide alpine. Si tratta di casi in cui, la difesa degli interessi di una sola categoria penalizza tutti gli altri consumatori.
Ecco cosa succederebbe se ci fossero le liberalizzazioni in tre campi: tassisti, notai e farmacisti.
Privilegi corporativi: numero
chiuso con accesso tramite
esame di Stato. La selezione
però non è seria e la professione
tende a passare da padre
in figlio, rivelando falle nel
sistema di selezione.
Svantaggi: per i cittadini i servizi
dei notai hanno alti costi.
Nella transazione di una casa,
per esempio, sono più del
doppio di quelli pagati da un
cittadino Usa. Difficile accedere
alla professione, se non
si ha un parente che già la
esercita, e praticantato lungo,
con stipendi molto bassi per i
tirocinanti.
Come liberalizzare: dovrebbero
essere abolite soprattutto
le tariffe minime fissate
dall’ordine e i criteri di accesso
alla professione. Liberalizzazione
anche per alcune pratiche
che potrebbero essere
eseguite anche da commercialisti.
Effetti positivi: il costo delle
prestazioni si normalizza, la
professione si apre a più professionisti.
Molte pratiche diventano
libere e ad autocertificazione.
Effetti negativi: riguardano
esclusivamente i notai già in
attività, che vedrebbero ridursi
il loro giro d’affari. Il notaio
resterebbe comunque una figura
indispensabile per una
serie di operazioni, dalle transazioni
di immobili alle successioni.
Se la liberalizzazione
venisse allargata anche a questi
ambiti sarebbero infatti alti
i rischi di truffe per i cittadini.
Privilegi corporativi: numero
chiuso con licenze limitate. Le
licenze si acquistano e funzionano
anche come liquidazione:
a fine carriera si rivendono.
Svantaggi: il servizio è insufficiente,
spesso i taxi sono pochi,
non c’è concorrenza e i prezzi
sono alti. Inoltre la professione
è chiusa: diventare tassisti è difficile
e la licenza costa molto.
Liberalizzazione: la cessione
delle licenze non è prevista dalla
legge, perché è proprietà del
Comune, ma è diventata di uso
corrente. La liberalizzazione dovrebbe
ripristinare il principio
della restituzione della licenza
al Comune a fine carriera.
Effetti positivi: salta il numero
chiuso e per fare il tassista occorrono
solo requisiti base (patente,
auto, conoscenza della
viabilità). Il numero è determinato
dal mercato e chi lavora meglio
e con più efficienza viene
premiato. Ci sono più taxi disponibili
a prezzi più bassi, cresce
la richiesta e in definitiva c’è più
lavoro per tutti.
Effetti negativi: saltano le garanzie
per i tassisti di costruirsi
una buonuscita grazie al valore
della licenza. Occorre quindi
prevedere ammortizzatori, come,
per esempio, la corresponsione
da parte del Comune di
un controvalore al tassista che
abbandona la professione.
Privilegi corporativi: numero chiuso con accesso tramite esame di Stato. La professione però si può trasmettere per linea familiare. Esiste perfino una legge “dell’embrione del farmacista” secondo la quale, se un farmacista muore prima che nasca suo figlio, già in gestazione, la licenza passa di diritto all’embrione di suo figlio, che può mantenere la gestione dell’esercizio, se acquisisce l’idoneità.
Svantaggi: i punti vendita sono relativamente pochi rispetto ad altri generi di consumo. Solo di recente si è cominciato a introdurre le “parafarmacie” o le farmacie nei centri commerciali, che devono comunque essere gestite da farmacisti. L’accessibilità ai farmaci, soprattutto nei giorni festivi, è complicata.
Liberalizzazione: il numero chiuso dei farmacisti aveva senso quando questi avevano il compito di produrre i medicinali. Ora il farmacista è quasi esclusivamente un rivenditore, visto che comunque non può sostituirsi al medico nelle prescrizioni. Attualmente sono allo studio vari livelli di liberalizzazione delle farmacie che vanno dalla vendita di alcune categorie di farmaci prescrivibili anche nelle parafarmacie alla totale abolizione del privilegio corporativo.
Effetti positivi: maggiore disponibilità dei farmaci e riduzione ulteriore dei loro costi.
Effetti negativi: al di là dei rischi per i farmacisti, un’eccessiva proliferazione dei punti vendita senza controlli potrebbe esporre il consumatore al rischio di eccedere nel consumo di farmaci, spinto dalla pubblicità o dalla tendenza all’autodiagnosi senza prescrizione medica. Secondo alcuni una diffusione delle farmacie legata a soli criteri di mercato potrebbe portare alla scomparsa di questi esercizi in zone periferiche o in piccoli comuni.