L’espressione off-shore significa “fuori giurisdizione”, e indica una società costituita in Paesi dove le spese fiscali sono limitate e le istituzioni garantiscono il segreto bancario e un alto livello di privacy. Questi Paesi, infatti, non rispondono alle richieste delle magistrature straniere o richiedono procedure così complesse da scoraggiare molti giudici. Per avviare una società off-shore servono al massimo 48 ore, niente uffici né dipendenti. Talvolta non è neppure necessario un titolare: basta un prestanome o addirittura un nome di fantasia.
Queste società sono quasi sempre scatole vuote cui fanno capo attività commerciali o finanziarie svolte in altri Paesi. Attraverso scappatoie legali e complessi sistemi burocratici, registrano grossi guadagni nei cosidetti paradisi fiscali, dove la pressione fiscale (la quantità di tasse da pagare) è irrisoria o comunque inferiore al resto del mondo.
Nicholas Saxon, un giornalista del Guardian che si occupa di evasione fiscale internazionale, ha fatto un esempio concreto, riportato da IlPost, di come funziona una società off shore:
Mettiamo che una società prepari un container pieno di banane in Ecuador, che costa alla società 1.000 dollari. Le vende a un supermercato francese per 3.000 dollari. Quale paese preleva le tasse su quel guadagno di 2.000 dollari: la Francia, l’Ecuador? La risposta è: “dovunque lo decida la società”. La multinazionale mette su tre società, tutte di sua proprietà: EcuadorCo, HavenCo (in un paradiso fiscale) e FranceCo.
EcuadorCo vende il container a HavenCo per 1.000 dollari e HavenCo le vende a FranceCo per 3.000 dollari. Praticamente è tutto qui (le banane di per sé non passano neanche vicino al paradiso fiscale: tutto questo è solo una questione burocratica a New York o Londra).
Potreste esservi persi cos’è successo: a EcuadorCo è costato 1.000 dollari preparare il container, e l’ha venduto per 1.000 dollari. Quindi EcuadorCo non registra guadagni, e perciò niente tasse.
Allo stesso modo, FranceCo lo compra per 3.000 dollari e lo vende al supermercato per 3.000 dollari. Di nuovo, niente guadagni e niente tasse.
HavenCo è la chiave del puzzle. Ha comprato il container per 1.000 dollari e lo ha venduto per 3.000, per un guadagno di 2.000 dollari. Ma ha sede in un paradiso fiscale, perciò non paga tasse.
Per le leggi italiane, aprire una società off-shore non è reato, ma se ciò avviene in maniera occulta è una violazione delle norme tributarie. E, secondo la Guardia di finanza, molti ricorrono a questi paradisi fiscali per risparmiare sulle tasse, riciclare denaro, dedurre costi inesistenti, sfuggire ai creditori o alle richieste delle ex mogli.