Ricchezza e povertà: la segregazione sociale vista dall'alto
Il progetto fotografico Unequal Scenes mostra come l'architettura e lo sviluppo urbano siano usati come strumenti di emarginazione e segregazione in molte città del mondo.
Mumbai, India: grattacieli milionari circondati da vasti slum (baraccopoli, bassifondi, bidonville...), con le baracche che, durante la stagione delle piogge monsoniche, sono ricoperte da teloni blu.
Johnny Miller / mediadrumimages.com / IPA
Casa-ufficio-supermercato-casa, qualche gita fuori porta, gli stessi amici, lo stesso quartiere, spesso le stesse vie. Viviamo incasellati in confini familiari delimitati da siepi, strade o pochi metri di nulla, con scarso interesse ad alzare lo sguardo su chi o cosa c'è al di là del nostro microcosmo: Johnny Miller, fotografo di Cape Town, in Sudafrica, racconta di "averlo visto" quando ha avuto l'occasione di fotografare la sua città dall'alto, con un drone in volo al di là di barriere e segregazioni - per guardare da una nuova prospettiva un problema noto, in un Paese che porta ancora i segni profondi dell'apartheid.
Il confine visibile. La serie Unequal Scenes, di cui vi mostriamo qui alcune foto, è un viaggio al volo sopra diversi importanti centri urbani del Sudafrica. Le disuguaglianze catturate nelle sue foto non sono però un'esclusiva del Sudafrica: condotta in modi più o meno "gentili", l'emarginazione delle realtà più povere e disagiate è comune nei contesti urbani di molti altri Paesi. Miller ci mostra le due facce della medaglia (insieme) di Nairobi, Città del Messico, Detroit, Baltimora, Mumbai e altre città, dove l'architettura delimita in modo geometrico le aree con diversi redditi e stili di vita.
Guardate bene queste foto: c'è sempre un confine, costruito o immaginato, che sia un'autostrada o un campo da golf, un sistema di siepi o una diversa disposizione delle case. Da una parte e dall'altra, vicini che non si conoscono.
I custodi degli animali. Nello Zimbabwe, una flotta di droni sta aiutando i ranger dello Hwange National Park a proteggere gli elefanti dalle incursioni dei bracconieri. Non solo i velivoli, dall'alto, monitorano aree che l'uomo, da solo, non riuscirebbe a coprire. Ma lavorando di notte, e con la possibilità di registrare le immagini sottostanti, riescono a cogliere i trafficanti d'avorio quando credono di agire non visti. Gli elefanti, però, potrebbero non gradire l'aiuto...
I seminatori di pioggia. La tecnica di provocare piccole precipitazioni localizzate seminando tra le nubi particelle di ioduro d'argento, che agiscono come nuclei di condensazione, è già praticata da alcuni anni attraverso piccoli aerei. Ma posto che il "cloud seeding" abbia validità scientifica (sul tema ancora si dibatte), il compito può essere delegato anche a velivoli autonomi. I ricercatori del Desert Research Institute, nel Nevada, stanno lavorando a questo progetto per compiere ricerche climatiche su scala locale. Per ora i droni usati volano a quote troppo basse per modificare il clima, ma in futuro potrebbero essere usati per combattere la siccità su alcune zone particolarmente aride.
Il pronto intervento. Difficile sapere se questo drone ideato da un'azienda giapponese che si occupa di modellismo (la Hirobo) salverà mai delle vite; ma l'HX-1, presentato nel 2013, è capace di volare anche nelle condizioni meteo più difficili, e consegnare rapidamente potenziali farmaci o organi salvavita, con tempi molto più veloci di quelli garantiti dal trasporto umano. Le potenzialità nella cura e nell'assistenza di chi vive nelle aree più remote del mondo sono moltissime.
I portatori di Rete. Velivoli a energia solare come il drone Aquila, sperimentato da Facebook lo scorso giugno nei cieli dell'Arizona, sono stati studiati per connettere a Internet le 1,6 miliardi di persone che ancora vivono in aree non raggiunte da una connessione dati. Se si escludono gli effettivi interessi di mercato, velivoli come questo potrebbero ampliare notevolmente le potenzialità dei sistemi di comunicazione wireless.
I droni costruttori. In uno dei più complessi esperimenti di programmazione di droni mai tentato, alcuni ricercatori svizzeri hanno usato le macchine volanti per costruire, senza l'aiuto dell'uomo, una passerella di corda abbastanza solida da reggere una camminata normale. Le applicazioni nella realtà sono però ancora lontane: i droni sono stati aiutati da telecamere per il riconoscimento del movimento, difficili da installare in natura.
Un aeroporto per droni. Lo studio internazionale di architettura Foster + Partners ha ideato, per il Ruanda, un hub destinato a smistare il traffico di droni, che potrebbero trasportare apparecchiature elettroniche di emergenza, medicinali e parti di ricambio. Non si tratta di un semplice progetto: il primo prototipo di questo porto per droni potrebbe sorgere già nel 2020.
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