Il referendum "contro la privatizzazione dell'acqua" nasce da una grande mobilitazione, un vero record di partecipazione: 1 milione e 400 mila firme (ne bastavano 500 mila) raccolte da marzo a luglio 2010 dai comitati promotori (vedi ultima pagina, "Glossario e link").
NON SOLO ACQUA
Dire "privatizzazione dell'acqua" è però fuorviante: uno degli articoli di legge oggetto dei referendum si riferisce infatti a tutti i servizi pubblici di rilevanza economica, ossia quelli per i quali paghiamo una bolletta o un biglietto a prezzo controllato o un ticket. Fanno parte di questa categoria l'acqua, i trasporti pubblici, lo smaltimento dei rifiuti la refezione scolastica e via dicendo, in contrapposizione ad altri servizi economicamente... irrilevanti, come quelli sociali e assistenziali, che paghiamo invece con le tasse.
È giusto che servizi essenziali di pubblica utilità possano essere gestiti anche da aziende private anziché esclusivamente da consorzi o enti pubblici locali? E se anche venisse abolita - col secondo quesito referendario - la remunerazione del capitale investito, ossia quel 7% di guadagno fissato per legge per chi investe nei servizi idrici, vuol dire che le nostre bollette dell'acqua saranno meno care? Vuol dire che potremo consumarne o sprecarne di più?
Nelle prossime pagine cerchiamo di fare chiarezza sul significato dei due referendum dedicati alla gestione dei servizi pubblici e alle tariffe del servizio idrico.
Quesito referendario n° 1: "Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica"
Il quesito chiede di abrogare o confermare l'articolo 23bis della legge 133 del 2009 ("Legge Ronchi") che stabilisce che i gestori dei servizi locali a rilevanza economica, come il servizio idrico integrato, i trasporti pubblici e lo smaltimento dei rifiuti, debbano essere scelti dall'ente locale attraverso una gara d'appalto, riducendo la possibilità dell'affidamento diretto a una società pubblica cosiddetta "in house", ossia una società con gestione aziendale autonoma ma capitale interamente pubblico e partecipata dall'ente locale di riferimento.
L'affidamento diretto è tecnicamente ancora possibile, ma deve essere esplicitamente motivato dall'ente locale; l'articolo impone anche che tutte le attuali gestioni pubbliche "in house" cessino entro dicembre 2011 a meno che non selezionino tramite gara un partner privato a cui affidare non meno del 40% del capitale.
Ai gestori a capitale misto pubblico e privato quotati in borsa l'articolo impone che la quota pubblica massima venga ridotta al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro dicembre 2015, a meno che non decidano di partecipare a una gara per un nuovo affidamento del servizio che già gestiscono.
Che cosa succede se prevalgono i SÌ
Se prevale il SÌ l'articolo 23bis della legge 133/2009 viene abrogato.
Per gli enti locali rimarrà relativamente facile e meno costoso mantenere gli affidamenti diretti "in house" dei servizi idrici e di altri servizi pubblici locali.
Che cosa succede se prevalgono i NO
Se prevale il NO l'articolo 23bis della legge 133 resta in vigore.
Per gli enti locali diventerà più impegnativo e costoso mantenere gli affidamenti diretti "in house" dei servizi idrici e di altri servizi pubblici locali.
I maggiori costi sono dovuti alla necessità da parte dell'ente locale di attivare la procedura per il riconoscimento della deroga all'obbligo di gara e al pagamento delle consulenze ai tecnici che la dovranno motivare.
Il quesito chiede di abrogare o confermare il comma 1 dell'articolo 154 della legge152 del 2006 ("Testo unico ambientale"), che stabilisce che nel costo finale dei servizi idrici che il "cittadino-utente" paga in bolletta debba essere inclusa la remunerazione del capitale investito, fissata per legge al 7%.
La "remunerazione" comprende sia gli interessi di eventuali prestiti chiesti a banche o istituzioni pubbliche sia il guadagno d'impresa.
Che cosa succede se prevalgono i SÌ §
Se prevale il SÌ il comma 1 dell'articolo 154 della legge 152/2006 viene abrogato: la "remunerazione del capitale investito" non sarà più esplicitamente prevista come componente del costo finale dei servizi idrici che il cittadino-utente paga in bolletta.
Il nostro parere. La "remunerazione" resterà in bolletta, anche se in voci di spesa differenti. È quanto si deduce dal comma 2 dello stesso articolo di legge: "Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, su proposta dell'Autorità di vigilanza sulle risorse idriche e sui rifiuti, tenuto conto della necessità di recuperare i costi ambientali anche secondo il principio "chi inquina paga", definisce con decreto le componenti di costo per la determinazione della tariffa relativa ai servizi idrici per i vari settori di impiego dell'acqua". Non c'è invece un'interpretazione univoca sulla possibilità di accesso al credito da parte delle aziende idriche (pubbliche o private) se l'articolo 154 venisse abrogato.
Che cosa succede se prevalgono i NO
Se prevale il NO il comma 1 dell'articolo 154 della legge 152 rimarrà in vigore e la remunerazione del capitale investito continuerà ad essere conteggiata in chiaro nel costo del servizio idrico integrato che il cittadino-utente paga in bolletta.
Che cosa sostiene chi vota SÌ a entrambi i quesiti?
Chi voterà SÌ a entrambi i quesiti ritiene che i due articoli di legge citati incoraggino la privatizzazione dei servizi idrici, cioè consentano a grandi aziende e multinazionali dell'acqua di aggiudicarsi la gestione di acquedotti, fognature e depuratori.
La preoccupazione principale di chi sostiene questa tesi è che con l'ingresso dei privati si rischi la mercificazione dei servizi idrici, dove la logica del guadagno prevale sull'interesse della collettività e dell'ambiente.
Secondo questa posizione i servizi idrici devono rimanere a basso prezzo per garantirne l'accesso a tutta la popolazione, essere gestiti esclusivamente da società o enti pubblici e finanziati in tutto o in buona parte dallo Stato.
Che cosa sostiene chi vota NO a entrambi i quesiti?
Chi voterà NO ad entrambi i quesiti ritiene che, incoraggiando la gestione privata, i due articoli di legge favoriscano il miglioramento dell'efficienza e della qualità dei servizi idrici e migliorino lo stato dei conti pubblici alleggerendo gli enti locali e lo Stato dalle incombenze finanziarie della gestione diretta.
La preoccupazione principale di chi sostiene questa tesi è che in regime di gestione pubblica si hanno dei "carrozzoni inefficienti" disposti ad andare incontro al fallimento pur di tenere basse le bollette per scelta politica. Secondo questa posizione i servizi idrici devono costare al cittadino-utente il prezzo pieno ed essere gestiti in modo efficiente da grandi soggetti industriali, preferibilmente privati.
Che cosa sostiene chi vota SÌ al primo quesito e NO al secondo?
Oltre alle due posizioni nette c'è una "opzione intermedia": dare un SÌ
al primo quesito e un NO al secondo. Chi sostiene questa posizione
ritiene che l'ente locale debba avere piena facoltà di affidare i propri
servizi idrici direttamente a società pubbliche "in house"; però allo
stesso tempo ritiene che debba essere esplicitamente inclusa in tariffa la remunerazione del capitale investito.
Questa posizione si rifà anche al principio del "chi usa e chi inquina paga"
delle politiche ambientali territoriali dell'Unione Europea: è giusto
pagare in bolletta il costo totale della risorsa acqua nel proprio territorio,
senza aiuti da parte dello Stato, ossia dei cittadini che vivendo
altrove hanno problematiche idriche differenti.
Che cosa sostiene chi non andrà a votare?
Chi ha deciso consapevolmente di non andare a votare ritiene che le
modalità di gestione dei servizi idrici - e dei servizi pubblici in
generale - sia una materia troppo tecnica per lasciarla decidere a
cittadini non sufficientemente preparati.
- Enti locali (per i servizi idrici) Gli enti che devono affidare i servizi idrici a un gestore unico sono le Autorità d'Ambito Territoriale Ottimale (AATO), una "assemblea" dei comuni che usufruiscono di un'unica rete idrica. Per le grandi città di fatto corrispondono al comune (per esempio, Milano ha una sola AATO - Città di Milano). Abolite nel dicembre 2010 col "Decreto Calderoli", in attesa di poter colmare il "buco" legislativo le AATO sono state prorogate fino a dicembre 2011 ("Decreto Milleproroghe").
- Servizio idrico integrato Il ciclo delle acque urbane: acquedotto, fognatura, depurazione degli scarichi.
- Servizio pubblico di rilevanza economica Servizio che può essere gestito facendone pagare il costo al "cittadino-utente" attraverso una tariffa o una bolletta, per esempio il servizio idrico integrato, il trasporto pubblico, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, le mense scolastiche, gli asili nido.
- Società "in house" Società con gestione aziendale autonoma, ma a capitale interamente pubblico e partecipate dall'ente locale di riferimento (AATO o Comune).
Spiegazioni tecniche sul servizio idrico integrato
# "Conoscere l'acqua": spiegazione del processo di potabilizzazione dell'acqua d'acquedotto, dal sito di Amiacque che gestisce il servizio idrico integrato in 184 comuni nelle ATO delle province di Milano, Varese, Monza-Brianza, Como, Lodi e Pavia
# Da Metropolitana Milanese, che gestisce il servizio idrico integrato nell'AATO "Milano Città"
Istituzioni, enti, centri di ricerca e associazioni coinvolte nel dibattito sul referendum e sulla gestione dei servizi idrici
# Associazione Nazionale Autorità ed Enti d'ambito (Anea)
# Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (AGCM)
# Cittadinanza attiva, associazione a difesa dei diritti del consumatore, dossier sul Servizio Idrico Integrato 2010
# Comitato Promotore del "referendum sull'acqua"
# Commissione Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche (CoNViRI)
# Federutility, Federazione delle imprese energetiche e idriche
# Forum Mondiale per l'Acqua Pubblica
# Gruppo 183
# ISPRA: Annuario dati ambientali, capitolo "Idrosfera"
# Istat - Censimento delle risorse idriche in Italia
# Istat - Rapporto per la Giornata Mondiale per l'acqua, 22 marzo 2011
# Legge Ronchi (Legge 133/2008 e successiva modifica in Legge 166/2009)
# Ministero delle Politiche Comunitarie, commento ai referendum
# Testo unico ambientale (Legge 152/2006)
# UE – Direttiva 2000/60 o "Water Frame Directive" – "Direttiva acque"
# Utilitatis, Centro Ricerche di Federutility
Opinioni autorevoli di esperti nella gestione dei servizi idrici
# Antonio Massarutto, economista, esperto di gestione dei servizi idrici integrati
# Gilberto Muraro, ex direttore CoNViRI, "Quell'acqua che fa bene contro la crisi"; proposta di un "piano-acqua" nazionale e pubblico, in alternativa al "piano casa"
# Roberto Passino, attuale presidente CoNViRI: "Ok authority, ma serve confronto e soluzione condivisa"; proposta di istituzione di una apposita Authority nazionale che vigili sui servizi idrici