Se un libro viene scritto in tempi di crisi, vi troveremo un gran numero di parole tristi. A periodi di prosperità economica corrispondono invece parole più allegre. È questa la tesi di uno studio condotto da alcuni ricercatori inglesi e pubblicato nei giorni scorsi su Plus One.
Per verificare la loro idea, i ricercatori hanno selezionato un campione di circa cinque milioni di libri scritti in lingua inglese nel corso del ventesimo secolo. Per ogni libro è stata cercata la frequenza di varie parole chiave, raggruppate in sei differenti gruppi: rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza, sorpresa.
In base ai termini, per ciascun libro è stato poi creato un indice di tristezza letteraria (LM, literary misery index), la cui formula riportiamo per i lettori più matematici:
indice di tristezza letteraria
=
numero di parole tristi - numero di parole allegre
Paragonando l'indice di tristezza con l'andamento economico del XX secolo, gli autori hanno dimostrato come i due termini di paragone siano in stretta relazione. Negli Stati Uniti, ad esempio, i maggiori livelli di tristezza letteraria hanno fatto seguito alla grande depressione del '29 e alla stagnazione economica degli anni '70, mentre molto più allegri sono risultati i libri pubblicati successivamente al boom economico post-seconda guerra mondiale.
La crisi economica globale: schede, numeri e interviste per capire
L'analisi è stata poi ripetuta utilizzando un campione di 650.000 libri scritti in lingua tedesca. Anche qui è emersa una relazione tra la storia economica e l'umore della letteratura teutonica.
In questi tempi difficili dobbiamo quindi prepararci a libri tristi? Non proprio. Dai grafici della ricerca risulta che vi è sì corrispondenza, ma in differita. La tristezza insomma arriva con un ritardo di circa un decennio rispetto alla crisi. Le possibili cause? Secondo gli autori ciò può essere dovuto ai tempi di lavorazione di un libro o al clima in cui cresce lo scrittore, che si riflette poi sul suo stile letterario.
Qui sotto, una serie di immagini di Oto Godfrey, grafico e fotografo americano, aiutano a interpretare il concetto di debito sovrano (debito pubblico), uno dei macro indicatori dello stato di salute dell'economia di un Paese e del suo clima sociale.