Quanto vale un seguace su Twitter? A chi appartiene? Dimentica le solite domande, quelle che ci hanno fatti scervellare per secoli - il futuro è lungo centoquaranta caratteri. E cinguetta. Chiedi al trentottenne Noah Kravitz, per esempio.
“Aumentano i profili aziendali. Ed entrano in tribunale.”
Inseguiti e inseguitori - Noah è diventato una piccola celebrità in rete grazie al suo lavoro sistematico di... distruzione e ricostruzione di telefoni cellulari. Ha iniziato la sua carriera come blogger nel 2006, scrivendo per Phonedog da cui si è licenziato l'anno scorso. E il sito adesso minaccia di fargliela pagare cara: 2,5 dollari per ogni follower che Noah si è conquistato su Twitter negli ultimi anni, moltiplicato per il numero dei suddetti seguaci, al momento della rottura, ossia diciassettemila. Insomma, a conti fatti, un totale di quasi trecentoquarantamila dollari. Al momento i cinguettii di Noah sono seguiti da ben ventiduemila persone. Che sia questo successo ad avere dato alla testa dei suoi ex datori di lavoro?
Tantisimi follower - Ogni separazione non è mai indolore, ma sembrava che Noah fosse riuscito ad accordarsi con Phonedog. Erano, per dirla come si direbbe in altre occasioni, “rimasti amici”. Una volta date le dimissioni dal sito, il blogger ha ottenuto di mantenere il suo profilo su Twitter, a patto di continuare a segnalare i contenuti del sito per il quale lavorava, ma pare avere fatto un errore imperdonabile: cambiare il suo nome utente, eliminando ogni riferimento al suo passato dal profilo pubblico. Una mossa che i tipi di Phonedog non hanno apprezzato, al punto di decidere di portarlo in tribunale.
Cinguetii di valore - Toccherà a un giudice stabilire se e quanto valga ogni individuo che ha scelto di seguire i tweet di Noah negli ultimi anni, e a chi "appartenga" - se al trentottenne americano o al sito che ha contribuito alla sua fama. Creando un precedente non da poco per i sempre più numerosi lavoratori del web. È sempre più cospicua, infatti, la schiera di aziende che stanno scegliendo i social - che si tratti di Twitter, di Facebook o di Google Plus - per interagire con i propri utenti. Il successo di queste pagine dipende dalla bravura di chi le cura, come nel caso di Noah, o dalla fama dell'azienda? (sp)
Chiara Reali
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