Ogni giorno sui mari del Pianeta si muovono oltre 51.000 navi da trasporto: una enormità, che pure non tiene conto di decine di migliaia di altre imbarcazioni, navi da crociera, pescherecci grandi e piccoli e mille altri tipi di navi. Le meganavi, quelle che trasportano molte migliaia di tonnellate di materiali, sono progettate e costruite con soluzioni e tecnologie che, sulla carta, le rendono "inaffondabili".
Purtroppo così non è. Secondo una inchiesta del New Scientist, negli ultimi dieci anni un centinaio di navi grande stazza, le VLOC (Very Large Ore Carrier, per il trasporto di minerali), si sono inabissate anche in condizioni di mare "ottimale" e in "acque sicure", ossia in zone libere da pirati e senza eventi di collisione. Com'è possibile?
Rispondere, anche per gli investigatori delle compagnie di assicurazione, non è semplice: nella maggior parte dei casi queste navi - che tecnicamente non sono più navi, ma relitti - giacciono su fondali oceanici irraggiungibili, e le indagini sono nella migliore delle ipotesi difficili, spesso impossibili.
Per sperare di comprendere la dinamica di alcuni di questi eventi bisogna lavorare al contrario, utilizzando complessi modelli computerizzati per elaborare diversi possibili scenari. Ecco due di questi scenari elaborati su casi reali.
VIDEO: le rotte e la densità del traffico marittimo nell'arco di un anno. Vedi anche Visualizing Ocean Shipping. L'articolo prosegue dopo il video.
La liquefazione della bauxite. Il primo esempio ha fatto scuola: riguarda la Bulk Jupiter, affondata il 2 gennaio 2015 a 300 chilometri dalle coste del Vietnam, causando la morte di 18 dei 19 membri dell'equipaggio.
La Bulk Jupiter trasporava 46.000 tonnellate di bauxite, un minerale terroso amorfo (da cui si separano allumina e ossidi di alluminio) con un alto tenore di umidità: quest'ultimo viene sempre misurato, non fosse altro che per sapere quanta umidità c'è e sottrarla dal peso del minerale utile. Nel caso di quel trasporto il valore era del 10 per cento, del tutto entro i limiti operativi, ma una volta caricata sulla nave la bauxite si impregnò di ulteriore umidità perché violente piogge costrinsero al molo la nave per circa tre giorni prima della partenza. Un tecnico dell'SGS Mineral Services rilevò che al momento della partenza l'umidità del carico era del 21 per cento.
Dopo l'affondamento, una simulazione al computer eseguita sulle condizioni del carico ha mostrato che l'elevata umidità, a causa dello scuotimento in navigazione dovuto al mare mosso, ha generato un effetto di liquefazione: il fluido risultante, estremamente pesante e ovviamente non "confinato", ha prodotto sbandamenti fuori controllo fino a inclinare la nave e affondarla.
In seguito alle indagini l'Organizzazione Marittima Internazionale ha diffuso alle compagnie marittime una relazione tecnica sui rischi della liquefazione della bauxite in navigazione.
Che cos'è la liquefazione? Ecco un facile esperimento che potete fare in casa senza alcun pericolo: nello specifico, il video si riferisce a un fenomeno di liquefazione del terreno che può verificarsi in concomitanza con una serie di scosse sismiche (vedi anche Da terreno solido a sabbie mobili). L'articolo prosegue dopo il video.
Il trasporto di liquidi. La vicenda della Stellar Daisy, affondata nel marzo del 2017 al largo delle coste dell'Uruguay (2 supersiti su 22 uomini di equipaggio), è in qualche modo complementare e per certi versi ancora oscura (l'inchiesta non è conclusa).
La nave, modificata da trasporto-minerali a trasporto-liquidi, al momento dell'affondamento portava un carico di 260.000 tonnellate di ferro dal Brasile alla Cina. La trasformazione è consentita dalle leggi internazionali e anche l'uso del mezzo per il trasporto di entrambi (solidi e liquidi). Quando si modifica una nave di quelle proporzioni, l'intera struttura deve essere re-ingegnerizzata perché la dinamica dei liquidi è profondamente diversa e molto più "violenta" di quella dei carichi solidi.
In base alle relazioni tecniche degli interventi di trasformazione pare che tutto fosse stato fatto secondo le norme, ma c'è un elemento che fa pensare: un'altro cargo della stessa compagnia di trasporti marittimi, la Polaris Shipping, anch'essa trasformata a trasporto-liquidi, ha mostrato profonde crepe nello scafo durante un generico controllo. Che alla Stellar Daisy sia successa la stessa cosa in mare aperto? Se così fosse, la nave si sarebbe inabissata in pochissimo tempo, forse una manciata di minuti: l'ultima parola spetterà alla commissione d'inchiesta.