Dopo l'allarme della World Meteorological Organization sulla concentrazione media di anidride carbonica (CO2) in atmosfera, che nel 2015 ha toccato livelli mai raggiunti in 3 milioni di anni (ne abbiamo parlato in Record di CO2), la Coldiretti, la principale organizzazione di imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, ci aiuta a delineare il quadro che - per quanto concerne le anomalie e i rischi per l'agricoltura italiana - risulta dall'effetto congiunto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione degli scambi.
Per effetto dei cambiamenti climatici, rileva Coldiretti, si assiste a un progressivo spostamento verso nord di colture tipiche di zone temperate. La coltivazione dell'ulivo, per esempio, è arrivata a ridosso delle Alpi e nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta (colture tipicamente mediterranee). In Sicilia, a Giarre - ai piedi dell'Etna - si coltivano avocado (frutto tropicale) e nel palermitano si producono banane.
Variazioni climatiche consolidate e sviluppo globale degli scambi commerciali hanno contemporaneamente portato a una diffusione senza precedenti di parassiti alieni, mai visti prima nelle nostre regioni e nei confronti dei quali abbiamo poche difese: insetti infestanti o portatori di gravi infezioni per le nostre coltivazioni.
Arrivano in Italia ogni giorno, veicolati da piante ornamentali importate, annidati nei souvenir dei turisti di ritorno da Paesi esotici, aggrappati ai teloni dei camion che trasportano frutta e verdura... È molto difficile intercettarli: succede invece spesso che un'infestazione diventi evidente quando ormai è... evidente.
In molti casi, forse nella maggioranza dei casi, a sistemare le cose ci pensa la Natura e le invasioni finiscono in nulla, con i parassiti che muoiono perché non trovano l'ambiente giusto per impiantarsi. Non è però sempre così.
La xylella degli ulivi e il cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus, la famigerata vespa del castagno) sono forse gli esempi più noti, ma dal punteruolo rosso (coleottero originario dell'Asia che ha fatto strage di palme) alla Tristeza degli agrumi (virus oggi diffuso in tutto il mondo), l'elenco è lungo.
Il mostro che viene dall'Asia. C'è poi l'ultimo allarme nazionale in ordine di tempo, quello per la cimice asiatica (Halyomorpha halys), insetto simile alla cimice verde "nostrana" che, comparso per la prima volta nel 2012 (in provincia di Modena), si è diffuso in particolare in Nord Italia a una velocità spaventosa. Questa cimice color marrone deposita 3-400 uova un paio di volte l'anno (fino a sei volte nei Paesi di origine!). Qui da noi non ha predatori naturali noti e attacca frutteti e colture orticole (per esempio pomodori e peperoni) ed erbacee (per esempio mais e soia) provocando ingenti danni.
Il flagello delle nocciole. In un'intervista rilasciata a inizio ottobre all'edizione di Cuneo della Stampa, Mauro Forneris, responsabile del Centro sperimentale per la corilicoltura dell'Agrion, fa il punto sulla raccolta delle nocciole: «La cimice asiatica punge il frutto quando è ancora tenero, inietta il suo liquido e conferisce alla nocciola un sapore disgustoso. I frutti colpiti, quando si forma il guscio, non si possono più separare dagli altri. E così, anche con percentuali di danno relativamente basse, intere partite si dovranno buttare».
Gli antiparassitari chimici hanno un qualche effetto, e difatti diversi servizi fitosanitari regionali hanno concesso deroghe - seppure limitate - al numero di trattamenti normalmente concessi. La chimica, però, non è risolutiva, e il cambio di stagione - e questo nuovo autunno mite - ha prodotto quella che molti cronisti locali hanno chiamato invasione biblica. I paesi delle campagne del Nord Italia sono stati invasi dalle cimici asiatiche in cerca di un riparo per il freddo notturno e per il prossimo inverno. Un paio di immagini prese da siti web e quotidiani locali illustrano meglio di ogni altra cosa ciò che si intende con invasione biblica.
In queste settimane sono comparse anche nelle periferie delle grandi città, per esempio a Milano, anche se sporadicamente - almeno per adesso.
Morte agli alieni! La ricerca non ha ancora identificato il killer definitivo (chimico o biologico) per la H. Halys, ma qualunque sia (o sarà) vogliamo fortemente sperare che la soluzione non sia quella suggerita da Cristiano Carli, responsabile del settore orticolo dell'Agrion, che nell'intervista alla Stampa citata sopra dichiarava che «la linea di difesa più promettente consiste nell'individuazione di limitatori naturali in Giappone e Cina, dove vivono insetti antagonisti della cimice».
All'Agrion vogliamo ricordare che quando si cerca di combattere una specie invasiva aliena con il suo predatore (alieno), c'è il rischio che il risultato sia un disastro.
Le contromisure più efficaci a queste invasioni nascono invece nei laboratori di ricerca delle Università: qui sotto, Roberto Guidetti (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) illustra i metodi e gli strumenti di studio (l'articolo prosegue dopo il video).
In agricoltura, per coltivazioni estese ma anche per piccoli orti, si possono usare protezioni meccaniche, per esempio le reti. La loro "debolezza" è meteorologica: piogge e venti forti possono danneggiarle, con un danno economico non indifferente.
Un'altra parte di soluzione può offrirla la chimica: non è risolutiva, e non perché non ci siano prodotti efficaci (vedi per esempio i test sul campo pubblicati dall'Informatore agrario 17/2016) ma perché ci sono dei limiti di legge all'uso di questi prodotti.
Ma intanto, è quello che c'è. Per ulteriori informazioni si può fare riferimento al bollettino n° 24 del servizio fitosanitario dell'Emilia Romagna del 15 settembre 2016.
Se invece vi trovate la casa invasa le soluzioni sono più laboriose. Gli insetticidi possono essere usati senza rischi per la salute nostra e dei nostri animali domestici solamente sull'esterno degli infissi. Agli insetticidi si possono accoppiare trappole feromoniche ad hoc, tra l'altro diffuse per mitigare l'impatto della cimice sui frutteti. Infine, c'è il classico aspirapolvere: con l'accortezza di svuotarlo poi in una bacinella di acqua e sapone. Qualunque sapone va bene, perché il suo scopo è solo quello di impedire la galleggiabilità degli insetti, che in questo modo annegano.