La data di consegna segnata in Agenda è il 2030. Ma sul raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDG), ossia i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile che dettano il programma di lavoro ufficiale delle Nazioni Unite e affrontano problematiche socio-economiche cruciali per l'umanità, siamo ancora molto indietro: se continueremo a questo ritmo, non raggiungeremo gli obiettivi prima del 2073, 43 anni in ritardo sulla tabella di marcia.
È quanto emerge dal Social Progress Index 2019, un indice che fotografa i risultati concreti dei SDG nazione per nazione, attraverso 51 indicatori che vertono su nutrizione, alloggi, sicurezza, istruzione, salute, diritti della persona, inclusione. In altre parole, un indice della qualità di vita. Questo strumento, compilato dall'organizzazione non-profit statunitense Social Progress Imperative, classifica le performance sociali di 149 nazioni: l'ultimo intervallo di tempo analizzato va dal 2014 al 2019.
Un mondo meno libero. In base all'indice rilasciato in occasione del Summit delle Nazioni Unite di New York del 24-25 settembre 2019, stiamo registrando un rendimento troppo basso in 8 delle 12 principali sezioni toccate dagli Obiettivi, e in particolare nelle misure che riguardano la disponibilità di acqua sicura e di servizi igienici adeguati, la nutrizione e le cure mediche di base, il diritto a una casa e altri bisogni fondamentali dell'individuo. Ma il dato più preoccupante è il declino dei diritti della persona registrato in 91 dei 149 Paesi osservati, e in particolare il deterioramento della libertà di religione e di espressione: negli ultimi sei anni, il punteggio globale medio nei diritti individuali è calato da 65,61/100 a 61,44/100.
Non è (solo) un problema economico. «I diritti individuali sono peggiorati in 75 nazioni su 149, e risultano in fase di stagnazione in altre 26», spiega a Focus.it Michael Green, amministratore delegato di Social Progress Imperative. «Nel complesso, si nota un declino dei diritti della persona nel mondo pari a 4 punti, dal 2014 al 2019. Anche se la crisi peggiore si è verificata in Nicaragua (con un calo di quasi 30 punti, dovuto alla situazione politica) colpisce il fatto che questo sia un aspetto del progresso sociale nel quale i Paesi ricchi arrancano. Nessuna delle nazioni del G7 è migliorata nei diritti individuali garantiti in questo periodo. Anzi, Stati Uniti (-1,01), Canada (-0,56) e Italia (-0,55) sono andati a ritroso, a causa della riduzione dei diritti politici e della libertà religiosa.»
Secondo l'organizzazione che Green rappresenta, l'ascesa di governi populisti e autoritari avrebbe contribuito all'erosione di prerogative fondamentali di libertà e partecipazione. Nello stesso periodo, i progressi più significativi in questo ambito sono invece stati documentati in Gambia, Sri Lanka, Repubblica Centro africana, Malesia, Uzbekistan, Myanmar, Fiji.
Un ultimo sforzo. «Colpisce che la maggior parte dei Paesi ricchi non sia sulla buona strada per raggiungere i SDG - commenta Green - con gli USA che vanno addirittura a ritroso. I Paesi ricchi si trovano alla distanza minore per andare a conquistare gli obiettivi e hanno le risorse maggiori per arrivarci, ecco perché li consideriamo i ritardatari peggiori. Purtroppo, troppe nazioni ricche considerano ancora i SDG come una sfida riservata ai Paesi poveri e non a loro stessi. Questo deve cambiare.»
«Intanto, questo non sta impedendo alle nazioni emergenti e in via di sviluppo di fare la loro parte. Alcune, come Nepal ed Etiopia, stanno compiendo rapidi progressi; altre, come Bangladesh, Pakistan e Nigeria, migliorano, ma troppo lentamente. E poi ci sono i fanalini di coda come le Filippine, migliorate solo in modo marginale, e il Brasile, che sta arretrando.»
Al rallentatore. Gli obiettivi che riguardano diritti personali e inclusione (i numeri 1: Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo; 5: Raggiungere l'uguaglianza di genere ed emancipare le donne e le ragazze; 10: Ridurre le disuguaglianze; 11: Rendere città e insediamenti inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili; 16: Pace, giustizia e istituzioni forti) sono le Cenerentole dei SDG. Dal 2015 ad oggi il progresso in questi campi è rimasto fermo, e in alcuni casi regredito.
Come Green ha spiegato in passato, lo scopo stesso dei SDG è ricordare quali sono le sfide che l'umanità è chiamata ad affrontare, anche le più difficili da risolvere. Concentrarsi soltanto sugli obiettivi in cui andiamo meglio sarebbe una poco utile pratica di auto-assoluzione.
In generale, il progresso sociale del mondo sta avanzando. Dal 2014 ad oggi, il Social Progress Index della Terra è salito da 62,16 a 64,47. Se il mondo fosse un'unica nazione, si troverebbe in una posizione intermedia tra Cina e Arabia Saudita.
Finora, i maggiori progressi sono stati ottenuti nel campo dell'accesso alle informazioni e delle comunicazioni, migliorato di 11,49 punti negli ultimi sei anni, per la diffusione dell'accesso a Internet e degli abbonamenti mobile, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, il progresso sociale è ancora troppo lento e disomogeneo rispetto a quello che potremmo fare con il prodotto interno lordo medio globale. Le risorse per fare meglio ci sono, e spesso la crescita del PIL maschera i problemi che società sulla carta più ricche si trovano ad affrontare.
Parametri a confronto. Il Social Progress Index misura il benessere di una società in modo diverso dal Prodotto Interno Lordo. Quest'ultimo valuta le performance economiche, ma non il benessere generale di una società: non tiene conto del rapporto con l'ambiente, del grado di felicità, di giustizia ed equità.
Il Social Progress Index parte da premesse (e domande) diverse:
1) Gli abitanti di questo Paese hanno tutte le basi necessarie per sopravvivere (cibo e cure mediche di base, acqua e servizi igienici, alloggio, sicurezza)?
2) Hanno la possibilità di coltivare il proprio benessere e migliorare la propria vita (accesso all'istruzione e a sistemi di informazione/comunicazione, possibilità di vivere a lungo e in salute, ambiente di qualità e uso sostenibile delle risorse)?
3) Ogni individuo ha l'opportunità di perseguire i propri sogni e le proprie ambizioni (diritti personali, libertà individuali e di scelta, tolleranza, inclusione, accesso all'istruzione avanzata)?
Gli indicatori che valuta il SPI sono quasi coincidenti con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, per questo è uno strumento affidabile per misurare lo stato di avanzamento dell'Agenda 2030 (anche perché quelli misurati sono i progressi reali, non i semplici "faremo"). Indici come questo saranno di grande utilità per affrontare le sfide del decennio che verrà, come cambiamenti climatici, sicurezza alimentare, nutrizione.
Qui sotto, un TED Talk (in inglese, con sottotitoli in italiano) in cui Michael Green spiega significato e vantaggi del Social Progress Index: