di Luigi Teodonio
Quando Lenovo rilevò il marchio ThinkPad da IBM nel 2005, molti erano pronti a scommettere su un immediato fallimento. Però, dopo qualche anno difficile, l'azienda cinese può ora vantare cifre incredibili e proporsi come perfetto esempio di integrazione sino-americana. Qual è il segreto del suo successo?
"Sogno che un giorno la Cina diventi centro mondiale per l’innovazione"
Azzardo
Proteggi e attacca - La strategia messa in atto per raggiungere, in circa 7 anni, un risultato così ragguardevole, è stata battezzata da Yang Yuanqing, attuale CEO di Lenovo, “Protect and attack”. E si basa su due principi molto semplici: proteggere i due mercati che permettono a Lenovo di “sopravvivere” - ovvero il mercato dei corporate PC e il mercato cinese - mettendo in pratica una politica aggressiva sui mercati emergenti. Così le quotazioni di Lenovo, dal 2009, sono tornate a salire. Nel 2012 il brand sino-americano ha venduto circa 15 milioni di computer con un margine operativo dei circa il 5%. Cifre che nessun altro marchio informatico può vantare.
Sino-centrica - Se si vuole trovare una pecca in questa nuova “età dell’oro” del marchio ThinkPad, sta nel suo essere estremamente sino-centrica. Circa il 45% delle entrate di Lenovo proviene dal mercato cinese e questo, magari, alla lunga potrebbe rivelarsi un problema. Ma al momento questa situazione offre moltissimi vantaggi alla società asiatica. L’iper-competitivo mercato cinese, per esempio, viene utilizzato come banco di prova per il lancio di nuovi prodotti e la politica di sviluppo adottata in Cina - fidelizzazione dei rivenditori e uno store ogni circa 50 km - viene pedissequamente ripetuto anche nei nuovi mercati nei quali Lenovo tenta di espandersi.
Risiko globale - È andata così in India, dove Amar Babu, direttore della filiale indiana di Lenovo, ha applicato lo stesso schema sperimentato in Cina. E ora Lenovo sta conquistando ampie fette dell’immenso mercato informatico del subcontinente. Altrove, invece, Lenovo ha messo in campo pesanti investimenti per entrare nel mercato o rafforzare la sua posizione. In Giappone ha sviluppato una sinergia con NEC, in Germania ha acquisito Medion per raddoppiare il proprio volume di vendite; in Brasile ha fatto sua CCE, primo brand del Paese carioca. E Lenovo, dovunque pianti la sua bandierina, apre nuovi stabilimenti, come sta accadendo negli USA.
Lungo periodo - Yang Yuanqing, quando si insediò nel 2009, chiese agli investitori di pazientare, perché ben presto i 226 milioni di dollari di perdite si sarebbero trasformati in guadagni. E così è stato. Nel 2009 le entrate di Lenovo si assestarono attorno ai 15 miliardi di dollari e a fine 2012 questa cifra è raddoppiata.
Lenovo, sempre nel 2009, vantava il 7% del mercato globale dei computer, mentre ora il suo market share è del 17%. E anche le cose all’interno dell'azienda sono migliorate. Dal pericolo di rigetto totale si è passati a una sinergia quasi perfetta tra l’anima statunitense e il corpo cinese. Lenovo può contare su due sedi operative - una in Cina e un’altra in North Carolina. Yang ha preso armi, bagagi e famiglia e si è trasferito negli States e buona parte del board direttivo è composto da membri non cinesi. (sp)
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