Pare non piacere la recente politica di Apple per il suo store di applicazioni: abbonamento con percentuale e sviluppatori fraudolenti messi al bando.
“Gli sviluppatori protestano per le nuove norme che riguardano gli abbonamenti mensili”
App store - La casa della Mela ha introdotto un sistema di abbonamento particolare sul nuovo App Store e non mancano le critiche: il costo dell’abbonamento per un’applicazione ricade direttamente sui fornitori del contenuto all’interno del circuito creato da Apple. In buona sostanza chiunque pubblica un contenuto, un’app, sottoscrive la propria decurtazione di un 30% del suo guadagno mensile, che finisce in tasca ad Apple, se l’app viene scaricata direttamente dall’App store. E, se invece lo sviluppatore riesce a portare all’interno del circuito un cliente esterno, che cioè non arriva all’applicazione passando per lo store di Cupertino, può intascare il 100% dell’incasso mensile che aveva prospettato.
Sviluppatori in rivolta - Le recenti modifiche non sono piaciute a molti sviluppatori: dall’altra parte dell’oceano si lamenta il modello di business, farcito da decisione univoche di Apple, per il negozio online. Dopo che Apple ha insegnato al mondo, nel recente e passato quinquennio, quanto è bello giocare con le applicazioni, si ritiene che il “lago artificiale” che le app nello store rappresentano all’interno del mare magnum della Rete, sia solo una pura scelta di business commerciale.
Niente frodi, siamo Apple – E inoltre si inaspriscono le sanzioni contro i furbi: gli sviluppatori che barano, rubando dati ai clienti, copiando il lavoro altrui e pubblicando false recensioni saranno espulsi dal programma. Questi comportamenti, poco leciti ma diffusi all’interno del negozio, non saranno più tollerati: gli sviluppatori sono invitati a non barare ingannando il sistema, pena la rimozione dell’app e l’espulsione ad vitam dal programma di sviluppo di Apple.