I geologi definiscono sabbia un materiale con granelli di diametro tra 1/16 di millimetro (0,06 mm) e 2 millimetri. Materiali più grandi o più piccoli appartengono ad altre categorie (ghiaie, limo). La sabbia è così diffusa sulla superficie della Terra che quasi tutti i popoli ne hanno fatto uso nelle costruzioni, come abrasivo e per centinaia di altri scopi pratici. Viene addizionata alla malta, al calcestruzzo, ai prodotti strutturali di argilla, all’asfalto.
Come granelli di sabbia... Chi ha visto anche solo in cartolina un deserto sabbioso o si è disteso su una spiaggia, difficilmente si è chiesto se un giorno finirà, anche la sabbia, come il petrolio e altri minerali. Probabilmente nessuno se lo è mai chiesto (finora) né ha mai dubitato che fosse infinita.
Il richiamo alla realtà arriva da uno studio pubblicato su Science (sommario, in inglese): la coordinatrice della ricerca, Aurora Torres (Centre for Integrative Biodiversity Research, Leipzig, Germania), dimostra attraverso la raccolta di una serie di articoli e altri lavori come alcuni Paesi soffrano già della mancanza di sabbia, e che nel prossimo futuro i fabbisogno di sabbia potrà creare problemi non indifferenti, sia politici sia ambientali.
Contrabbando. È facile pensare ai deserti come a enormi giacimenti di sabbia, ma - come per tutto - un deposito ha un valore se è facile ed economico da sfruttare: se non è così, è come se non esistesse. Negli ultimi anni la richiesta di sabbia ha superato quella dei combustibili fossili: è un mercato molto ricco che non riesce più a restare nei confini della legalità.
È di pochi mesi fa la denuncia pubblicata sull'European Journal of Criminology di una rete per il traffico illegale di sabbia per l'industria e terra fertile, sviluppata da organizzazioni criminali (lo studio cita India e Italia).
Volume d'affari. Non sappiamo esattamente quanta sabbia si preleva al mondo. Stando al rapporto Sand, rarer than one thinks (sabbia: più rara di quanto si pensi) dell’UNEP, nel 2012, ultimo anno di cui si hanno dati, l’uomo ha usato circa 27 miliardi di tonnellate di sabbia per il solo comparto dell'edilizia e decine di milioni di tonnellate per altri usi, destinati ai mercati asiatici, europei e nord-americani, oltre a quantità imprecisabili non dichiarate - perciò nel mercato illegale.
Il business legale della sabbia è stimato attorno ai 9 miliardi di dollari (per il 2016 e per i soli Stati Uniti), in crescita del 5% l'anno. Non ci sono stime attendibili per gli altri mercati, e tantomeno per il traffico illegale di sabbia e terra.
Problemi di cui non si parla. La sabbia e l'importazione di terra fertile da altri Paesi (per sostituire quella "esaurita" dalle coltivazioni intensive) non fanno notizia, ma intanto sorgono i primi problemi. Il lavoro della Torres rileva che la sabbia è un elemento di tensione politica tra Singapore e i Paesi vicini, quali Cambogia, Malesia e Indonesia, perché questi stanno rallentando le esportazioni.
Il Vietnam ha invece preso atto del problema in modo ufficiale: Pham Van Bac, direttore del Dipartimento dei Materiali da Costruzione, che fa capo al Ministro delle Infrastrutture, ha dichiarato che la "sabbia nazionale" non riesce più a sostenere la richiesta e che, in mancanza di alternative, dal 2020 non si potrà più costruire nulla che abbia bisogno di sabbia.
Sono numerosi anche i problemi ambientali legati all'economia della sabbia. Un esempio: l’estrazione dal letto dei fiumi, che è una pratica molto diffusa con inattese conseguenze a cascata. Può provocare profonde variazioni della portata d'acqua e alterazioni nell'erosione e altre conseguenze più difficili da prevedere; se avviene in prossimità della foce, durante i periodi di secca il mare può più facilmente risalire il corso del fiume e inquinare le falde acquifere con acqua salata; può alterare radicalmente ambienti d'acqua dolce dove vivono delfini o coccodrilli, introducendo ulteriori elementi di rischio per l'habitat, la biodiversità, la conservazione di molte specie.