Americani bianchi, di mezza età, con un livello di istruzione medio-basso: è la categoria di persone che, a sorpresa, invece di beneficiare di una vita sempre più lunga e più sana, si ammalano e muoiono assai di più dei coetanei di altri Paesi industrializzati. Un aumento della mortalità imprevisto e imprevedibile, stando ai dati di uno studio appena apparso sulla rivista Pnas, e dovuto probabilmente soprattutto all'aumento dei suicidi e alla dipendenza da alcol e droghe.
Come l'epidemia di Aids. È una svolta che ha sorpreso gli autori dello studio, Angus Deaton, l'economista di Princeton che ha avuto un mese fa il premio Nobel per l'economia (per i suoi studi su consumi, povertà e welfare), e la moglie, Anne Case, anche lei economista nello stesso ateneo.
I numeri del fenomeno sono stati ottenuti quasi per caso dai due ricercatori analizzando le statistiche sulla mortalità negli Stati Uniti e in altri sei Paesi industrializzati (Gran Bretagna, Australia, Francia, Germania, Svezia e Canada). Dal 1978 al 1998, il tasso di mortalità per gli americani bianchi dai 45 ai 54 anni è diminuito del due per cento l’anno, un dato spiegabile con i miglioramenti nella salute pubblica e in linea con quanto avvenuto negli altri Paesi.
Ma tra il 1999 e il 2013 il trend negli Stati Uniti, invece di proseguire come è accaduto altrove, si è rovesciato, con un aumento della mortalità dello 0,5 per cento l’anno tra gli americani bianchi di mezza età di origine non-ispanica. I due autori dello studio calcolano che se la mortalità fosse rimasta stabile al livello del 1998, ci sarebbero stati 96mila morti in meno. Se invece avesse continuato a scendere come atteso, i decessi sarebbero stati 500mila in meno. Considerato che i morti per Aids negli Stati Uniti sono stati 650mila, si tratta di una cifra paragonabile a quella di un’epidemia.
Cause di morte inaspettate. Entrando più nei dettagli, i ricercatori chiariscono che si tratta di un fenomeno che interessa esclusivamente la mezza età, in pratica i baby-boomer. Tra gli anziani, infatti, tra i 65 e i 74 anni, la mortalità ha continuato a scendere secondo le attese. Le tre cause di morte principali responsabili dell’aumento non sono però quelle cui più comunemente si pensa, cancro e malattie cardiovascolari, bensì suicidi, avvelenamento da farmaci e alcol, e malattie del fegato, cirrosi epatica in testa.
L’aumento di suicidi e overdose di farmaci nella fascia di età di mezzo era già stato notato, ma è stata una sorpresa anche per gli autori dello studio scoprire che fosse così consistente da tradursi in uno spostamento significativo della mortalità.
Un fatto importante è che l’incremento delle morti ha riguardato sia uomini sia donne della fascia di età di mezzo, ma il peso maggiore è stato osservato tra le persone con un livello di educazione più basso.
Mix di fattori. Su quali siano i fattori che guidano questo trend specifico per gli Stati Uniti non tutto è chiaro. I ricercatori notano che l’aumento della mortalità ha coinciso con l’ingresso sul mercato dei potenti farmaci antidolorifici oppioidi, che hanno reso per così dire “più a portata di mano” un potenziale mezzo per il suicidio. E che spesso sono stati la porta d’ingresso per altre forme di dipendenze, da alcol e da eroina. Ma a guidare le persone verso queste scelte sono probabilmente fattori sociali ed economici, come la diminuzione della produttività e del reddito, che però ha riguardato anche gli altri Paesi, e successivamente la crisi economica. Insomma, sembrerebbe che la disperazione e la sfiducia nel futuro stia minando la salute e l'aspettativa di vita di un'intera generazione e classe sociale.
Generazione perduta? È un campanello d’allarme di qualcosa di preoccupante che sta succedendo nelle famiglie americane, in particolare in alcuni settori della società. Concludono gli autori: «Se questa "epidemia" viene riportata sotto controllo, i sopravvissuti potranno vivere una vecchiaia in salute. Comunque, le dipendenze sono difficili da trattare, e il dolore difficile da controllare, per cui coloro che sono ora nell’età di mezzo potrebbero costituire una "generazione perduta" il cui futuro è meno roseo rispetto a coloro che li hanno preceduti.»