Economia

L'intelligenza artificiale gestirà i nostri risparmi

Una società finanziaria americana ha delegato ad un sistema di AI la scelta dei titoli sui quali investire nel lungo periodo: gli esperti sono divisi.

Se il prossimo consiglio su come investire i vostri risparmi arrivasse da un computer, vi fidereste o rimarreste attaccati al vostro consulente finanziario in carne e ossa? La domanda non è banale, perché dallo scorso ottobre, Watson, il sistema di intelligenza artificiale di IBM, è responsabile delle scelte di portafoglio di AI Powered Equity, un nuovo fondo di investimento che opera sul mercato statunitense.

Il supercomputer decide cioè al posto degli analisti umani su quale mix di azioni, obbligazioni e titoli vari investire i soldi dei clienti nel lungo periodo. Una scelta coraggiosa o una geniale mossa di marketing? È ancora presto per dirlo: intanto, il mondo della finanza americana si interroga sul ruolo dell'intelligenza artificiale nel mercato finanziario e nella gestione del risparmio.

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Campbell Harvey, docente di finanza alla Duke Universty, in una recente intervista al New York Times si dice ottimista: «Prevedere come si evolveranno i mercati senza l'intervento dell'uomo è molto difficile, ma in generale potrebbe essere vantaggioso per gli investitori». Vediamo in che cosa un sistema di AI può essere migliore rispetto a un operatore finanziario umano con anni di esperienza alle spalle.

Cuore di ghiaccio. Le scelte finanziarie si basano sull'analisi di grandi quantità di dati: l'andamento storico di un titolo, i bilanci dell'azienda che l'ha emesso, i piani di sviluppo, le dichiarazioni rilasciate dai suoi rappresentanti, le condizioni generali del mercato e dell'area geografica di riferimento e molti altri ancora, tra cui, per esempio, il sentiment espresso sui social da chi con quell'azienda è entrato in contatto, per esempio come cliente o dipendente.

Per l'AI Power Equity Watson analizza questa gigantesca mole di informazioni e porta a termine in poche ore il lavoro di analisi che richiederebbe settimane o mesi a una batteria di analisti umani. Alla fine del processo, propone ai clienti un portafoglio composto da un numero di titoli compreso tra 30 e 70 selezionati tra oltre 6.000.

Secondo Art Amador, uno dei fondatori dell'azienda, l'AI è decisamente più efficace degli umani in questo tipo di analisi perché non si lascia sopraffare dalle emozioni ed è sempre freddamente razionale.

Questa fredda razionalità, è sempre un bene? Come si comporterà il software, per esempio, davanti a questioni di etica? Come valuterà le azioni emesse da un'azienda sana dal punto di vista dei numeri, ma che viola sistematicamente i diritti dei lavoratori o non rispetta le norme a tutela dell'ambiente? Amador non ha dubbi: un sistema di AI è incorruttibile e non avendo un tornaconto personale sceglierà sempre la combinazione di titoli che massimizza il rendimento per i clienti.

Benino... Per il momento, comunque, AI Power Equity deve ancora dimostrare le sue doti: dal 18 ottobre, giorno del debutto sul mercato americano, il valore del suo portafoglio è cresciuto del 3,1% contro il 5,1% dell'indice di riferimento. Amador attribuisce la scarsa performance della sua creatura a normali andamenti del mercato: nei test condotti su dati del passato il sistema ha sempre dimostrato di rendere molto più della media.

Diversi operatori sono però scettici sulla reale efficacia dell'intelligenza artificiale nelle scelte di portafoglio: tra questi Robert Arnott, responsabile di Research Affiliates. L'esperto spiega al New York Times come l'addestramento di questi sistemi richieda moli impressionanti di dati, e come gli investimenti a lungo termine siano spesso governati da logiche di mercato completamente umane e apparentemente irrazionali, concludendo che «il mondo della finanza è molto più complesso di una partita a scacchi o a go».

Allo stesso tempo Arnott si dice però possibilista sull'impiego dell'AI per la gestione di investimenti a breve o brevissimo termine, operazioni cioè di tipo puramente speculativo. Questo tipo di transazioni, dove acquisti e vendite si susseguono a distanza di ore o minuti, generano una grande quantità di informazioni che sono però limitate agli spostamenti di prezzo dei titoli e non tengono conto delle variabili macroeconomiche di contorno. Sono cioè di più semplice previsione rispetto agli investimenti di lungo periodo.

Altri esperti sottolineano come i sistemi di AI costruiscano la propria esperienza su dati del passato: sarebbero stati in grado di prevedere la crisi dei subprime del 2008 o altri eventi che hanno sconvolto l'economia negli ultimi decenni?

Il mercato ai ricchi. Per Campbell Harvey il ruolo dell'intelligenza artificiale nel mondo della finanza si definirà nei prossimi anni e si giocherà sulla capacità dei supercomputer di analizzare quantità di dati sempre più grandi alla ricerca di schemi e punti di interesse introvabili per un analista umano. «Vinceranno la sfida le aziende che avranno i mezzi per ottenere informazioni inaccessibili ai concorrenti, e il mercato si concentrerà nelle mani di 15 o 20 società di investimento dotate di superpoteri digitali».

E se il sistema dovesse sbagliare? Sarà "IBM" (o l'IBM della situazione) a tutelare i risparmiatori quando i loro soldi saranno scomparsi nell'ennesima bolla digitale?

22 gennaio 2018 Rebecca Mantovani
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