Vuole andare su Marte, rivoluzionare le ferrovie, dominare nel settore delle auto elettriche. Secondo alcune voci mai smentite è anche l’ispiratore della figura di Tony Stark, l’ingegnere miliardario che si trasforma in Iron Man.
È Elon Musk, l’eclettico imprenditore della Silicon Valley patron di Tesla, SpaceX, del super treno maglev e altre iniziative "iper hi-tech", come quella sull'intelligenza artificiale.
Due conti in tasca a Elon. Alcune recenti operazioni annunciate da Musk hanno però sollevato dubbi sulla solidità finanziaria del suo impero. A finire sotto la lente degli analisti è la fusione tra due aziende del gruppo, Tesla e SolarCity, specializzata in tecnologie rinnovabili.
Secondo alcuni, l’operazione, del valore di 2,5 miliardi di dollari, nasconderebbe un tentativo di salvataggio di SolarCity con iniezione di capitale fresco, visto che l’azienda non sembra navigare in buone acque.
Ma anche i conti di Tesla non sembrano essere al massimo della forma: l’azienda ha annunciato di voler produrre 500.000 vetture l’anno entro il 2018, ma oggi dalle officine di Musk non ne escono più di 80.000. Per raggiungere l’obiettivo saranno necessari enormi investimenti e SolarCity non sembra in condizione di poter produrre utili.
Questione di contante. Secondo quanto riportato dall’Economist, nel corso del 2016 il gruppo di Elon Musk ridurrà la propria liquidità di 2,3 miliardi di dollari, che si sommano ai 6 miliardi di debiti consolidati. E a questi vanno aggiunti i 422 milioni di dollari che Tesla dovrà rimborsare agli obbligazionisti nelle prossime settimane.
Musk comunque non fallirà, almeno non a breve: i 5 miliardi di dollari di liquidità e fidi bancari mai utilizzati garantiranno alle sue aziende una lunga autonomia operativa.
Tech, ma non digital. È però evidente come il gruppo non abbia gli alti profitti e i bassi investimenti che caratterizzano le imprese hi-tech della Silicon Valley. Anche perché, a differenza di aziende "solo digitali" come Facebook, il gruppo di Musk produce beni materiali la cui produzione richiede impianti, magazzini, materie prime.
Se gli investimenti continueranno a questo ritmo, Elon Musk potrebbe trovarsi a corto di capitali nel giro di qualche anno. Per risolvere il problema dovrà rivolgersi al mercato, vendendo azioni, diluendo così la sua quota di proprietà.
Le soluzioni. In alternativa, Musk potrebbe decidere di ridurre gli investimenti, ma questo potrebbe incidere negativamente sul valore delle azioni di Tesla che si fonda sulle prospettive di crescita forse troppo ottimistiche prospettate negli ultimi anni.
La coperta, insomma, è sempre corta: difficilmente Musk riuscirà contemporaneamente a produrre utili, mantenere il controllo delle sue società e crescere rapidamente com'è invece nei suoi programmi.
Tuttavia, se ci riuscirà, sarà un successo su molti fronti: dimostrerà al mondo che anche business consolidati come l’automotive possono essere rinnovati da imprenditori di altri settori, e che anche le aziende quotate in borsa possono condurre in porto progetti di lunga durata che guardino un po’ più là rispetto agli utili del prossimo trimestre.