È un paese sopraffatto dalla sottocultura del nichilismo, dalla sfiducia nelle istituzioni e dall'incapacità di immaginare il suo stesso futuro, quello fotografato dal Rapporto Italia 2014 di Eurispes, presentato oggi alla stampa. Una nazione in cui prevale un radicale scetticismo sulla possibilità di uscire dalla crisi, ma che pure sta compiendo passi da gigante in alcuni settori che, se adeguatamente valorizzati, potrebbero trainare la nostra economia.
Questi i 5 punti più importanti che emergono dall'indagine.
1. Eccellenze da valorizzare
L'Italia sta vivendo un momento nero della sua storia, e su questo non c'è dubbio. Ma non tutto è perduto e non siamo affatto un paese senza futuro. Sono i dati a dirlo: cultura, manifattura, agricoltura e turismo continuano ad essere i pilastri della nostra economia e anche nell'ultimo anno hanno registrato una positiva crescita, creando innovazione e posti di lavoro.
Mentre recessione e politiche di austerity fanno crollare la domanda interna, l'industria italiana ha superato, negli ultimi 5 anni, il fatturato estero di Germania e Francia, raggiungendo - negli ultimi due anni - un saldo commerciale con l'estero di oltre 100 miliardi di dollari (un record che ci accomuna solo a Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud). L'agricoltura italiana è copiata nel mondo per i suoi standard di eccellenza e la sua falsificazione internazionale copre un giro d'affari di 60 miliardi di euro all'anno. In Europa, siamo secondi per numero di pernottamenti di turisti stranieri, solo alla Spagna. E tutto ciò nonostante gli immani ostacoli burocratici che le imprese italiane devono affrontare per rimanere a galla.
2. La sindrome della quarta settimana
La spinta propulsiva del Made in Italy non argina, tuttavia, la contrazione dei consumi interni. A fronte di un pessimismo generalizzato sulle condizioni economiche del paese (l'88,1% degli italiani ritiene che siano peggiorate nell'ultimo anno) ci sono esigenze drammaticamente reali: il 30,8% della popolazione non arriva a fine mese con le proprie entrate, il 51,8% ci riesce solo utilizzando i propri risparmi per pagare mutuo o affitto. Uno su quattro è ricorso a un prestito bancario negli ultimi 3 anni.
Il 69,9% degli italiani ha avvertito una perdita del potere d'acquisto nell'ultimo anno: si taglia su regali, pasti fuori casa, vacanze, spese per l'automobile. E si privilegiano sempre più i pagamenti rateizzati per l'acquisto di elettrodomestici, automobili, ma anche per coprire cure mediche.
3. Come cambiano le spese: le nostre rilevazioni
Focus, in collaborazione con Eurispes e Dacia, ha condotto un'indagine su 2696 utenti della community di lettori per capire come, nell'ultimo anno, la crisi abbia modificato le nostre abitudini d'acquisto. Ne emerge un paese più attento a offerte, sconti e promozioni (92,8% degli intervistati); consumatori che non rinunciano alla qualità e prediligono, per risparmiare, prodotti a km zero (47,6%); che scelgono il low cost (61,8%) ma non per i prodotti alimentari, i cibo biologico o le apparecchiature tecnologiche, per i quali si è disposti a investire di più: il 41,5% è poco disposto ad acquistare tecnologia a basso costo.
Tra chi è costretto a risparmiare per forza troviamo i single (il 28% del nostro campione). Le famiglie composte da una sola persona acquistano badando soprattutto al prezzo (50,5%) ma anche alla qualità (41,1%); comprano spesso prodotti senza brand (58,6%) in punti vendita di fiducia, ma non rinunciano alla qualità quando si tratta di prodotti alimentari (43,5%) che comprano spesso a km zero (47%). Attenti e consapevoli, badano a innovazione (80,1%) e rispetto del territorio associato al prodotto (72,5%) quando si tratta di scegliere un prodotto. Usano il web per informarsi su validità di apparecchiature tecnologiche, vacanze, gestori di telefonia. E, nella metà dei casi, per effettuare i propri acquisti.
Le difficoltà economiche degli italiani si manifestano in un progressivo impoverimento del ceto medio (1/3 della società italiana è costituito dal ceto medio a rischio povertà) e da una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni. Sette italiani su dieci riferiscono di essersi allontanati da esse e quasi la metà del paese sembra non avere un chiaro orientamento politico. Si salvano a fatica, ma senza raggiungere il 50% dei consensi, Quirinale e Magistratura (mentre perdono sempre più punti partiti e sindacati in cui ripongono fiducia, rispettivamente, solo il 6,5% e il 19,2% dei cittadini). Aumenta la fiducia riposta in scuola (53,6%) e Chiesa (49%, il 12,4% in più rispetto al 2013), quest'ultima grazie al dirompente "effetto Bergoglio": il Pontefice riscuote apprezzamenti trasversali per fasce di età e stato civile ed è amato dall'87% degli italiani.
Su Europa e moneta unica le posizioni sono ancora diametralmente opposte: il 62,5% ritiene che l'Unione europea sia ancora giovane e che serva maggiore impegno per farla funzionare; il 24,1% ritiene eccessivo il supporto offerto ad essa dall'Italia, e il 25,7% auspica la fuoriuscita dall'euro.
Interrogati su importanti questioni etiche, l'89,5% degli italiani si dice favorevole all'utilizzo di staminali per le cure mediche; l'84% auspica l'introduzione di leggi per il divorzio breve, il 78,6% vorrebbe leggi per la tutela delle coppie di fatto e un po' meno della metà (il 47,7%) consentirebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il 75,9% è favorevole alla fecondazione assistita e il 71,7% al testamento biologico; il 63,5% si è pronunciato a favore della pillola abortiva e il 58,9% all'eutanasia.
5. Amici animali, scelte alimentari e tempo libero
L'indagine si è focalizzata anche sul rapporto tra italiani e mondo animale. Quattro su dieci hanno accolto almeno un animale in casa (l'11,9% più di uno). Il più amato continua a rimanere il cane (scelto dal 53,7% della popolazione), mentre il 45,8% ha scelto come compagno domestico il gatto. Mantenerli non costa molto: la metà degli italiani spende meno di 1 euro al giorno per il cibo a loro destinato, mentre la spesa per il veterinario è contenuta entro le 100 euro all'anno. Secondo un'indagine della Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani, la crisi ha ridotto le spese veterinarie degli italiani, che hanno tagliato su cure e interventi chirurgici costosi per i loro animali, e hanno aumentato le richieste di aiuto per affidare i propri amici a quattro zampe non riuscendo più a mantenerli.
C'è anche la sensibilità verso il mondo animale (ma anche motivazioni salutiste) alla base delle scelte alimentari degli intervistati, che nel 6,5% dei casi si dichiarano vegetariani e nello 0,6% dei casi vegani. L'81,6% si dice contrario alla vivisezione e l'85,5% all'utilizzo di animali per produrre pellicce. Poco meno della metà è contraria all'esistenza degli zoo.
Per quanto riguarda i giochi, il "Gratta e vinci" si conferma il più amato (il 31,8% ci gioca almeno una volta all'anno); ma il 10,1% ha perso molti soldi al gioco, con il rischio ludopatie dietro l'angolo. Solo un italiano su tre pratica sport regolarmente, forse anche a causa della crisi: i più sportivi sono infatti gli italiani del Nord Ovest, l'area più benestante dello Stivale. Anche se molti, il 18,9% scelgono di praticare sport in casa a costo zero, magari seguendo videotutorial ad hoc. Lo sport da stadio si guarda preferibilmente da casa, con la Pay per View (scelta dal 32,5% degli intervistati); si spende poco, invece, per seguire lo sport dal vivo: il 56,9% ha ammesso di non aver speso nulla nell'ultimo anno per l'acquisto di biglietti negli stadi.
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