Se avete l'impressione che il costo della spesa settimanale al supermercato sia lievitato rispetto all'anno scorso, sappiate che non è affatto un'impressione: secondo stime della FAO (Food and Agriculture Organization), che in base a una serie di criteri monitora a livello globale il prezzo al consumo di un "paniere" di prodotti alimentari, il costo del cibo, dopo essere crollato all'inizio della pandemia da covid, è schizzato alle stelle durante l'autunno scorso. Rispetto alla media 2014-2016, gli alimenti a maggio 2021 hanno toccato in media picchi di +27%, un incremento che non si vedeva da quasi dieci anni.
Oli. I motivi di questo aumento sono diversi: a far salire la media nel quarto quadrimestre del 2020 sono stati gli oli vegetali, in particolare quelli di soia, di colza e di palma, i cui prezzi sono aumentati costantemente negli ultimi dodici mesi fino a raggiungere a maggio 2021 quota +75% rispetto al biennio 2014-2016. Il prezzo dell'olio di palma ha raggiunto i livelli più alti da febbraio 2011 a causa del rallentamento della produzione in Asia (dovuta alla covid), coincisa con un aumento della domanda di importazione globale e con la siccità (e i conseguenti danni alla produzione) in Sudamerica. L'incremento del prezzo dell'olio di soia si deve invece alle richieste del settore del biodiesel, mentre l'olio di colza è più caro perché più difficilmente reperibile.
Cereali. Protagonisti della crescita dei prezzi sono anche i cereali, che a maggio 2021 hanno segnato un +33% rispetto al 2014-2016: i motivi sono da ricercare nel crollo della produzione in Brasile, che ha peggiorato una situazione già difficile nella quale la domanda mondiale di mais supera di gran lunga la produzione, e nell'appetito della Cina per sorgo, orzo e grano.
Alla base di tutto. Secondo le Nazioni Unite il fattore scatenante di questa oscillazione dei prezzi sarebbe senza dubbio la covid: dopo un crollo dovuto ai lockdown imposti un po' dappertutto, con l'allentamento delle misure la domanda globale di cibo è aumentata, e con essa i relativi prezzi delle materie prime, a dimostrazione che la crisi sanitaria (o i problemi che ne sono conseguiti) ha avuto e ha un grande potere sull'andamento del mercato globale.