I cambiamenti climatici incidono negativamente su diversi aspetti dell'esistenza nostra e del nostro pianeta – dalla fertilità maschile, all'inquinamento, alla biodiversità. Ora uno studio pubblicato su Communications Earth & Environment ha indagato a fondo la relazione tra cambiamento climatico e inflazione, pronosticando che, di questo passo, entro il 2035 l'aumento delle temperature farà salire il prezzo del cibo dello 0,9-3,2% annualmente, provocando un innalzamento dell'inflazione generale tra lo 0,3 e l'1,2%. Queste cifre potrebbero essere ancora maggiori nelle zone del mondo già ora molto calde, come il Medio Oriente.
Caldo e cibo più caro. Per arrivare alle loro conclusioni, i ricercatori hanno confrontato i dati dei prezzi mensili di diversi beni e servizi in 121 Paesi tra il 1996 e il 2021, osservandone la correlazione con fattori climatici come la temperatura media mensile, la siccità e le precipitazioni estreme. I risultati parlano chiaro: l'aumento delle temperature è strettamente connesso con l'inflazione alimentare.
Nelle regioni a nord dei 40 gradi di latitudine (ovvero da New York, Madrid e Pechino in su) le temperature sopra la media hanno fatto crollare i prezzi del cibo in inverno, e li hanno fatti salire in estate; nel resto del mondo, invece, il caldo anomalo li ha fatti aumentare sempre. Questi effetti sono duraturi: «Una volta aumentati, i prezzi rimangono alti per tutto l'anno», spiega Max Kotz, coordinatore dello studio.
Un esempio recente. Altri fattori, come le piogge estreme, hanno inciso meno nei prezzi del cibo rispetto alle temperature – questo forse perché, mentre le alluvioni sono localizzate, l'aumento delle temperature è un fenomeno generalmente più esteso. Gli studiosi hanno preso come esempio l'ondata di calore che ha colpito l'Europa nel 2022, a seguito della quale sono crollate le forniture di cibo causando un aumento nei prezzi dei prodotti alimentari dello 0,67% e facendo salire l'inflazione generale di circa lo 0,3%.
Previsioni plumbee. Nel peggiore dei casi, l'inflazione alimentare globale dovuta ai cambiamenti climatici potrebbe salire fino a superare i 4 punti percentuali nel 2060. Il team, tuttavia, sostiene che le previsioni più realistiche siano quelle che arrivano al 2035, poiché di qui a 36 anni gli agricoltori potrebbero (e dovrebbero) aver adattato il proprio lavoro per resistere meglio all'innalzamento della temperatura globale.