È di pochi giorni fa la notizia del lancio di Google Play, che ha preso il posto non solo dell’Android Market ma anche di Google Music. Un lancio in grande stile, seguito dalle dimissioni dell’attuale direttore, Eric Chu. Ecco i retroscena.
“Google tenta il tutto per tutto per salvare il mercato delle app Android”
Un anno in negativo -Mentre il mercato degli smartphone continua a registrare record, e l’App Store di Apple non smette di fare faville, Android Market non è mai riuscito a ingranare. Lo stesso Eric Chu, lo scorso gennaio, aveva parlato a nome di Google del malcontento suscitato dal numero limitato di applicazioni acquistate, proponendo l’aggiunta di un sistema di pagamento all’interno dei programmi, come già avviene in quelli iOS, e una riorganizzazione del Market. A partire dalle pulizie: l’apparizione di numerosi malware e spyware travestiti da applicazioni, nonostante la presenza di una squadra di monitoraggio, non ha certo aiutato lo store a risollevarsi, nonostante le ottime vendite di dispositivi con Android.
Cambio al vertice - Ed ecco allora che il cambio di nome e di look, alla luce delle dimissioni di Chu - sostituito da Jamie Rosenberg già a capo di Google Music - assume un significato diverso. Un tentativo di rottura rispetto al passato, per un nuovo inizio in attesa di un nuovo - e, si spera, più brillante - futuro. Rosenberg, che in precedenza aveva lavorato in Microsoft, avrà il compito di cercare di risollevare le sorti del Market e di fare aumentare le vendite di applicazioni per Android. Ce la farà? Nel 2011 l’App Store della mela è arrivato a guadagnarsi ben il novanta per cento del mercato software per smartphone. Anche per via della politica di Android, che ha sempre visto le applicazioni non come traino per la vendita di telefoni o tablet, ma come qualcosa di secondario. La maggiore difficoltà di programmazione, unita ai dati di vendita poco incoraggianti, non è di stimolo agli sviluppatori. Che non sembrano colpiti dal cambio di rotta. (sp)
Chiara Reali
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