Alla vigilia della scadenza della concessione del cosmodromo, Russia e Kazakistan rinnovano l'accordo che lascia alla Russia la gestione del più importante spazioporto della Terra.
La storia che sta dietro a questo nuovo, storico accordo non è delle più semplici: meno di un anno dopo l'evento che in breve condusse alla "riunificazione delle due Germanie" (la Caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989), a 4.000 km di distanza il parlamento della Repubblica Socialista Sovietica Kazaka proclamava l'indipendenza dall'URSS, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, e diventava la Repubblica del Kazakistan.
Nel corso dell'anno successivo si sfaldava definitivamente l'URSS ed emergeva una nuova entità politica, la Federazione Russa (o semplicemente "Russia"), dai confini non proprio chiari, considerato il desiderio di indipendenza di molti territori ex-URSS.
Per il Kazakistan è stato un periodo esplosivo, ma sul fronte esterno riuscì a mantenere buoni rapporti con la nuova Russia, suo quasi-unico partner commerciale. In Kazakistan la Russia aveva (e ha) diversi interessi, tra i quali il cosmodromo, Baikonur, è forse il più importante: è uno dei simboli storici della Corsa allo Spazio (da qui partì Jurij Gagarin, il primo uomo a volare nello Spazio, nel 1961) e, oggi, è una "certezza" per molte missioni in orbita. A tutt'oggi è infatti l'unico luogo al mondo da cui partono gli astronauti diretti alla Stazione Spaziale Internazionale, di qualunque nazionalità siano.
È dunque facile comprendere quanto la Russia tenga a mantenere il controllo del cosmodromo, gestito in parte dall'Agenzia spaziale Roscosmos e in parte dall'Aeronautica militare russa.
Il nuovo accordo tra i due Paesi congela la situazione fino al 2050. Il giorno dopo la firma (nei giorni scorsi a San Pietroburgo) il Primo Ministro russo ha dichiarato che sono già 15 i lanci pianificati da Baikonur per il 2017, mentre, con un curioso scambio di ruoli, gli faceva eco Andrei Ionin, della Russian Academy of Cosmonautics, che ha affermato che nei piani di Mosca ci sono obiettivi economici e geopolitici per i quali è pronta a pagare. Non ci sono indiscrezioni sul valore della concessione per l'economia (o l'autonomia) del Kazakistan.