di Luigi Teodonio
Apple ri-sbarca negli States. Il CEO Tim Cook ha annunciato un piano di investimenti da 100 milioni di dollari per portare nuovamente negli Stati Uniti la produzione di alcuni prodotti del colosso di Cupertino. L'operazione porterebbe alla creazione di 200 posti di lavoro.
"Abbiamo la responsabilità di creare dei posti di lavoro"
Tempi moderni
parte della produzione attualmente nelle mani di alcuni Paesi asiatici
Mossa storica - Una scelta storica, se si pensa che Apple ha dismesso gran parte dei suoi impianti produttivi negli Stati Uniti verso la metà degli anni ’90 e che proprio Tim Cook si era occupato della creazione del network produttivo in Asia. Sarà inizialmente la produzione degli iMac a essere riportata in "patria", ma i cui costi di produzione incidono solamente tra il 4 e 5% sul prezzo finale. L’investimento previsto permetterà di creare circa 200 posti di lavoro, per un carico produttivo di circa di un milione di pezzi all'anno.
In coda - Apple, comunque, non è la prima azienda statunitense che ripercorre all’indietro il tragitto fatto qualche anno fa verso l’Asia. Hewlett-Packard, per esempio, produce gran parte dei suoi 50 milioni di personal computer nei siti di Indianapolis e Tokio. Ma la stessa mossa è stata annunciata anche da Lenovo lo scorso ottobre. Questi “viaggi di ritorno” dall’Asia verso gli USA ha una doppia motivazione: i costi di produzione in Cina iniziano a non essere più competitivi come erano 10 o 15 anni fa e produrre in loco permette di ridurre i tempi di consegna al cliente finale. Con immensa felicità di quest’ultimo. (sp)