di Luca Busani
Apple taglia gli ordini dei componenti necessari per realizzare gli iPhone 5 perché la domanda è in calo. La Borsa reagisce male e, dopo un anno, le azioni del gigante di Cupertino tornano al di sotto della soglia dei 500 dollari.
"I 700 dollari ad azione dello scorso settembre sono ormai uno
Meno ordini, meno vendi - La cartina tornasole degli affari di un’azienda sono i suoi ordini: più pezzi e servizi acquista, più gode di buona salute e maggiori sono le prospettive per il suo futuro. Se gli ordini vengono ridotti per qualsiasi motivo, al contrario, gli investitori tendono a interpretare negativamente questo segnale e iniziano a vendere le proprie azioni, con un conseguente calo della capitalizzazione. In buona sintesi, questo è quello che è successo in questi giorni ad Apple, ma è davvero l’inizio della fine?
sbiadito ricordo"
Display? No, grazie - Procediamo, però, con ordine: la prima notizia è innanzitutto che per il primo trimestre del 2013 Apple ha deciso di dimezzare gli ordini di display da 4 pollici - quelli utilizzati per l’iPhone 5 - perché evidentemente le vendite del dispositivo non procedono secondo le previsioni. Ci sono stati parecchi problemi a monte, come gli elevati standard qualitativi richiesti agli assemblatori cinesi, le difficoltà interne di Foxconn e, non da ultima, la crisi economica globale, ma è altrettanto palese che qualcosa questa volta non ha funzionato.
I fornitori sapevano - La stessa fonte che ha diffuso la notizia - e che ancora rimane segreta - ha parlato di altri tagli, riguardanti diversi componenti hardware che vengono montati all’interno dell’ultimo melafonino, e ha aggiunto che i fornitori erano già stati avvisati il mese scorso. Questo secondo dettaglio sembra confermare la notizia precedente e, anzi, aggrava la posizione di Apple, perché lascia presagire un andamento negativo su larga scala e a lungo termine.
Samsung in rimonta - La terza notizia è che il colosso di Cupertino ha perso nell’ultimo trimestre del 2012 un importante fetta del mercato mondiale degli smartphone, a vantaggio di Samsung. La rivale coreana ha, infatti, chiuso l’anno con un fatturato da record e, soprattutto, è salita dal 9% del 2010 al 31% di dicembre, mentre Apple è scesa dal 23% del 2011 all’attuale 14%. Tutto merito di scelte diametralmente opposte, che nel caso di Samsung hanno privilegiato la distribuzione di più modelli per ogni fascia economica, sempre con un occhio di riguardo per i mercati emergenti.
Una lezione di umiltà - La politica “snobbista” di Apple, che tante soddisfazioni le ha dato in passato, ora si starebbe ritorcendo contro di lei e, proprio per questo, nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare di un probabile iPhone low cost entro la fine del 2013.
Resta il fatto - il quarto, per la precisione - che, in questa clima di grande incertezza, gli investitori hanno iniziato a voltare le spalle al gigante californiano e, così, in un solo giorno, le azioni della mela morsicata sono scese di quasi 20 dollari, toccando quota 503 dollari.
Attenti a chi vende - I 700 dollari raggiunti - e superati - per pochi giorni durante il mese di settembre sono ormai uno sbiadito ricordo e Tim Cook e soci devono trovare una soluzione rapida ed efficace a questa preoccupante emorragia di investitori. A onor del vero, alcuni stimati analisti invitano alla massima cautela e, in particolare, Steven Milunovich di UBS ha pubblicato una ricerca in cui sostiene che, entro i primi mesi del 2014, Apple potrebbe raggiungere nuovamente quota 700, grazie a una gamma completamente rinnovata di prodotti.
Chi scende e chi sale - Come abbiamo già scritto in precedenza, in questo momento storico c’è grossa crisi, tante incertezze e poche prospettive e Apple se ne sta rendendo conto sulla sua stessa pelle. Ora non ci resta che vedere chi riuscirà a prevalere alla fine. Apple, con la sua tenacia e il suo proverbiale fiuto imprenditoriale, gli speculatori, che in Borsa fanno il bello e il cattivo tempo, oppure un terzo incomodo tra Samsung, Lenovo e Huawei, che potrebbe avvantaggiarsi della situazione? (sp)
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