Apple è nell’occhio del ciclone, ancora una volta, per le condizioni di lavoro dei lavoratori cinesi che assemblano e producono iPhone, iPad e compagni. Alcuni giornali testimoniano una situazione al limite dell’umano al grido: boicottiamo Cupertino. Come stanno davvero le cose?
“Tim Cook, CEO Apple, ha promesso di fare chiarezza sull’intera situazione”
Orgoglio USA - È grave lo scandalo che si sta abbattendo su Apple. Le indiscrezioni avevano già iniziato a circolare mesi fa, ma ora le voci, anziché quietarsi, si stanno alzando: Apple sfrutta i lavoratori cinesi facendoli lavorare in condizioni esasperate. E il buon nome dell’azienda di Cupertino potrebbe risentirne a livello mondiale. La Cina punta il dito contro le politiche di lavoro imposte da Apple mettendo in cattiva luce le stupefacenti (finora) pubbliche relazioni della mela in fatto di branding.
La parola che spaventa - Negli ultimi anni i dispositivi Apple hanno rivoluzionato il modo di vivere la tecnologia, e ci sono riusciti tenendo a distanza i concorrenti in virtù del fascino emanato dai suoi gioiellini. Nonostante la potenza del brand Apple, però, una parola preoccupa i vertici dell’azienda: boicottaggio! Una crescente onda di critiche sta infatti caldeggiando un’operazione destabilizzante verso la casa produttrice di iPhone & compagni per portare a conoscenza dei consumatori la situazione cinese.
Spallata dall’interno - A enfatizzare il comportamento scorretto del gigante americano vi sono alcuni tra i più importanti giornali americani quali il Daily Beast, Newsweek, New York Times, Los Angeles Times e Forbes, solo per citare i più famosi. I loro inviati, infatti, hanno minuziosamente riportato i pericoli che ogni giorni corrono i lavoratori cinesi delle aziende che producono la componentistica e assemblano i prodotti Apple. I dati sono preoccupanti: si parla di orari massacranti e condizioni altamente pericolose delle strutture e degli ambienti di lavoro. Si parla addirittura di 4 morti e 137 feriti a causa di esplosioni e contatto con sostanze velenose che fanno parte del processo produttivo.
È colpa nostra! - Attenzione però. Nonostante siano gli stessi americani a dare eco agli abusi di cui si macchia l’immagine della mela morsicata, scrittori, editorialisti, agenzie di stampa e uomini dello spettacolo puntualizzano che la vera colpa non è di Apple, che coglie al volo ogni possibilità per limitare le spese e aumentare i guadagni, ma di noi consumatori. Infatti, nonostante le situazioni tragiche in cui versano i lavoratori delle ditte partner di Apple siano ormai note da tempo, è l’utente finale ad alimentare lo sfruttamento.
Tanta confusione - Il polverone ora si è alzato e gestirlo non sarà semplice. L’immagine dell’azienda di Cupertino è molto forte, sia per l’incredibile qualità dei suoi prodotti, sia soprattutto per il fascino che il marchio ha acquisito negli ultimi anni. Lo stupore e lo sdegno per questo scandalo non farà scendere di colpo le quotazioni di iPhone, iPad ed iPod presso gli appassionati, ma di sicuro non sarà facile rimettere le cose a posto.
Azione di difesa - Ora la palla è passata a Tim Cook, amministratore delegato di Apple, che ha prontamente puntualizzato che l’azienda non è quella che i media descrivono. Apple, continua Cook, si prende cura dei propri lavoratori a livello mondiale e non è assolutamente indifferente ai problemi di cui è stata accusata. È, infatti, immediatamente scattata la verifica sul funzionamento delle politiche di lavoro delle aziende partner e i primi dati sono già sbalorditivi. Sembra infatti che il 62% dei 229 impianti dell’indotto Apple non siano in regola con le condizioni di lavoro imposte da Apple. Cook ha concluso promettendo di indagare a fondo sulla questione e di risolvere al più presto tutti i problemi segnalati dai mezzi di informazione. (sp)
Andrea Bet
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