Le api senza pungiglione, comuni nelle regioni tropicali e subtropicali del mondo - Centro e Sud-America, Africa, Asia e Australia - appartengono alla tribù dei Meliponini (ordine degli Imenotteri). Alcune specie sono molto antiche e si pensa esistessero già al momento della separazione del continente americano da quello africano. Il fossile piú datato, una Trigona prisca conservata in ambra, risale al Cretaceo, tra i 60 e gli 80 milioni di anni fa.
Erano note ai Maya, che le addomesticarono e praticavano la meliponicoltura con complessi rituali religiosi, per la produzione di miele (manjar de los Dioses, cibo degli Dei), polline e cera. Erano note anche agli Inca, ma per questi vi sono poche evidenze della convivenza con le api. Attualmente si conoscono circa 500 specie di api senza pungiglione: la loro classificazione tassonomica è complessa, perché non disponiamo di buone chiavi di identificazione delle specie, molte delle quali si possono classificare solo a livello di genere, altre non sono state neppure denominate.
Differiscono dalle api del miele europee (genere Apis) per il fatto di non poter pungere, perché il loro pungiglione è totalmente atrofizzato. Hanno però sviluppato altri sistemi difensivi: dalle guardiane a perenne sorveglianza dell'ingresso dell'alveare, alle robuste mandibole con le quali mordono e tagliano i peli dei predatori di miele, alla produzione di sostanze caustiche da ghiandole specializzate, come nel caso dell'ape di fuoco (genere Oxytrigona).
Sono organizzate in complesse società ripartite in caste: l'ape regina, le giovani regine vergini, le operaie e le raccoglitrici di nettare e polline. I maschi svolgono un ruolo importante solo al momento della riproduzione (volo nuziale della regina), e in alcune specie si è osservato un loro ruolo attivo nella pulizia dell'alveare.
Un meliponario è composto da 30 a 40 arnie, ma può diminuire quando si allevano specie con un forte carattere territoriale. La popolazione media di un'arnia va da 3.000 a 5.000 individui (ma anche questa è una variabile): un'operaia può vivere fino a 50 giorni, la regina da 1 a 3 anni. Queste api producono miele tutto l'anno, e solo nei Paesi dove c'è una marcata stagionalità la produzione si riduce nel periodo invernale o delle piogge.
Le api senza pungiglione battono circa 1 km, un territorio molto ridotto se confrontato con le comuni api da miele europee, che mediamente "bottinano" (raccolgono nettare) in un raggio di 3 km.
Le piante visitate sono in genere Euphorbiaceae, Compositae (o asteracee), Labiatae, Fabacee (leguminose), Moraceae, Myrtaceae. Particolarmente importante è il loro ruolo come impollinatrici di alcune specie coltivate, come il pomodoro, il camu-camu (Myrciaria dubia, un arbusto nativo dell'Amazzonia peruviana), il carambolo (Averrhoa carambola, un albero da frutta originario dell'India e dello Sri Lanka) e il banano.
Nel 2015, grazie al supporto della biologa Marilena Marconi, presidente della sezione andina e dei Caraibi dello IUSSI, l'unione per lo studio degli insetti sociali, e in collaborazione con la cooperativa agraria Mushuk Runa, la ONG peruviana Urku Estudios Amazónicos ha presentato al Governo peruviano un progetto (poi finanziato) in perfetto equilibrio tra ricerca scientifica nell'ecosistema amazzonico, conservazione della biodiversità e rivalorizzazione dell'identità culturale indigena.
Il progetto permetterà alla comunità dei Kichwa (nel nord-ovest del Perú, in piena foresta amazzonica) di costruire tre meliponari moderni e di contare, per la fine del 2017, su un importante introito economico per la comunità, generato appunto dal miele delle api senza pungiglione. Con il supporto tecnico-scientifico della ONG, saranno soprattutto le donne a essere formate sull'allevamento delle api e sulla raccolta del miele. Oltre ai vantaggi per la comunità locale, per la prima volta in Perù sarà analizzato il contenuto in antiossidanti e descritte le proprietà físico-chimiche e microbiologiche dei mieli prodotti dalle api senza pungiglione.