Se non bastasse l'evidenza, anche il World Economic Forum ci dice che l'Italia è ancora lungi dalla parità tra uomo e donna. Nell'ultimo rapporto sul divario tra generi pubblicato a fine 2012 l'Italia si è piazzata all'ottantesimo posto su 135 paesi analizzati. Ci troviamo appena dopo Uruguay, Botswana, Perù, Cipro e subito prima di Ungheria, Grecia, Paraguay e Messico. Rispetto al 2011 le cose non sono migliorate, perché siamo scesi di ben sei posizioni, passando da un punteggio di 0,6796 a 0,6729. Tale punteggio è calcolato in un range di valutazione che va da 0 a 1, dove 0 rappresenta la disparità e 1 la parità. Un bicchiere mezzo vuoto, sostanzialmente.
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Pari opportunità solo in istruzione e salute
Questa valutazione prende in considerazione alcuni dati estrapolati in ambito economico, politico, educativo e relativi all'aspettativa di vita. Rispetto alla partecipazione delle donne alla vita economica l'Italia si merita il 101° posto, in base alle statistiche su disoccupazione femminile, livello dei salari, accesso ai posti di dirigenza e quantità di imprese a partecipazione femminile. Il secondo aspetto, quello politico, è valutato tenendo conto della proporzione di seggi in parlamento assegnati alle donne, della quantità di posizioni ministeriali che ricoprono, del numero di anni in cui una donna, eventualmente, è stata capo di governo. Rispetto a questo criterio saliamo al 71° posto, ma con un punteggio molto vicino allo 0. I soli dati confortanti riguardano l'istruzione e l'aspettativa di vita, ambiti in cui raggiungiamo un punteggio vicino all'1.
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