E se un bel giorno non dovessimo più pagare per la maggior parte dei beni servizi che costituiscono la vita economica della nostra società? Se insomma il futuro fosse… Gratis?
A farsi questa domanda e a darsi una risposta (affermativa) è l'economista Jeremy Rifkin nel suo ultimo libro, La società a costo marginale zero, dove vaticina un mondo non più diviso tra produttori e consumatori, ma fatto di prosumers (produttori-consumatori) collegati tra loro attraverso la rete e in grado di produrre e condividere energia (pulita), beni e servizi e studiare in aule virtuali. Il tutto a costo zero. Ovvero la (quasi) dipartita dell'economia capitalista a favore di un'economia della condivisione.

Utopia? Per non essere liquidato come sognatore, Rifkin ha riempito il libro di esempi che dicono quanto la sua visione del futuro poggi in realtà su basi solide. La trasformazione del capitalismo in economia sociale e collaborativa, secondo lui, è già in atto, e bisogna essere ciechi per non vederla. «Se 25 anni fa - scrive - vi avessi detto che, nel giro di un quarto di secolo, un terzo dell’umanità si sarebbe affidata a grandi reti globali formate da centinaia di milioni di individui, attraverso le quali scambiarsi audio, video e testi, e che l’insieme della conoscenza mondiale sarebbe stato accessibile da un cellulare, che ogni persona avrebbe potuto esporre una nuova idea, presentare un prodotto o trasmettere un pensiero a un miliardo di persone contemporaneamente, e che il costo di tale operazione sarebbe stato prossimo allo zero, avreste scosso la testa increduli. Oggi tutto questo è realtà».
Ma in termini pratici, se Rifkin avesse ragione cosa significherebbe questo per noi? Almeno quattro buone notizie, anche se per arrivarci ci vorrebbero... un paio di generazioni.
1. L'energia. Secondo Rifkin tempo 25 anni e la maggior parte dell'energia utilizzata per riscaldare le nostre case e le fabbriche, per far funzionare gli apparecchi elettronici e per alimentare l'auto sarà quasi gratuita: la lunga corsa delle energie rinnovabili non può che andare a finire così. Nel mondo, scrive l'economista, ci sono già «Svariati milioni di pionieri, che hanno trasformato le loro abitazioni in micro centrali capaci di raccogliere in loco energia rinnovabile». A costi prossimi allo zero.


2. La stampa 3D. Oggi start up che puntano sulla stampa 3D sono centinaia. Riescono a fabbricare prodotti a costi decisamente più bassi rispetto al passato. E - considerando i passi da gigante fatti dalla stampa 3D negli ultimi anni - Rifkin è ottimista: «Queste stampanti vengono già utilizzate per produrre gioielli, parti di aerei, protesi umane e altro.
Ed esistono stampanti economiche, accessibili a chi per hobby desideri fabbricare da sé interi oggetti o parti di essi».
3. La scuola. Oggi possiamo seguire online lezioni e corsi di prestigiose università da casa. In futuro questo genere di possibilità potrebbero moltiplicarsi. E molto prima di quanto ci si potrebbe aspettare. «Se poi dicessi - scrive Rifkin - che in tutto il mondo gli studenti privi di accesso ai livelli di istruzione superiore si troveranno, d'un tratto, schiusa la possibilità di seguire le lezioni delle più eminenti personalità accademiche del pianeta e di vedere formalmente riconosciuto il proprio impegno, il tutto gratuitamente?».
4. L'Internet delle cose. L'infrastruttura intelligente dell'Internet delle cose è alla base di questa rivoluzione secondo Rifkin: macchine, abitazioni, mezzi di trasporto si parleranno attraverso la rete e «nel giro di 10 anni - chiosa l'economista - ogni edificio d'America ed Europa, così come di altri paesi del mondo sarà dotato di contatori intelligenti». Tra le altre cose, secondo l'economista, questo flusso di continuo di dati potrà essere elaborato e migliorare l'efficienza energetica e la produttività.
Sharing economy. Soprattutto Rifkin, è convinto che sia destinato ad aumentare in modo esponenziale il numero di persone che privilegia l’accesso al possesso, la cosiddetta sharing economy. Se già oggi condividiamo informazioni, passaggi in auto, idee e posti letto in appartamento, tra dieci anni non potremo farne più a meno. «E se centinaia di milioni di persone spostano gran parte della loro attività economica verso la condivisione, sono destinate a cambiare il corso della storia economica».