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Internet via satellite: il 2018 è l'anno della svolta

Nell'arco di pochi anni lo Spazio attorno alla Terra si riempirà di almeno 13.000 nuovi satelliti per le telecomunicazioni - anche per portare Internet ovunque.

Nell'arco di 12 anni, tra il 2005 e il 2017, il numero di persone al mondo con un accesso a Internet è passato da poco più di un miliardo a circa 3,5 miliardi: dal 15% alla metà della popolazione mondiale... Si stima che nei prossimi dieci anni Internet raggiungerà 5 miliardi di persone, ovvero il 70% della (attuale) popolazione del pianeta.

Per sostenere questa crescita le principali aziende di comunicazione si appoggeranno sempre di più a reti satellitari, e per il loro sviluppo e dispiegamento nello Spazio il 2018 sembra l'anno della svolta. È infatti nei prossimi mesi che si concentrerà la messa in orbita di nuove "costellazioni" di satelliti per le telecomunicazioni, capaci di portare Internet a livello capillare in ogni angolo del mondo. Ecco come funzionerà e quali sono i protagonisti di questa evoluzione tecnologica.

Funziona così. Per distribuire Internet via satellite a livello globale sono necessari tre elementi: una corposa rete di satelliti a copertura della superficie del pianeta (se si vuole una distribuzione capillare), un gran numero di stazioni a terra chiamate NOC (Network Operations Center: i sistemi che fanno da collegamento tra i contenuti del web e l'infrastruttura satellitare) e, per ultimo ma non meno importante, ogni utente deve avere una parabola (per ricevere il segnale) e un modem (per trasmettere ai NOC).

Dal computer, via modem (o scheda di rete: in questo contesto non fa differenza) parte la richiesta di un contenuto Internet (pagine, foto, musica, video, mail...) verso il NOC, che la "inoltra" al satellite che, infine, trasmette i contenuti richiesti alla parabola (cioè al computer o a qualunque altro dispositivo adeguato collegato all'antenna).

A maglie strette. Per le reti su cui molte aziende stanno lavorando (vedi sotto) sono previsti satelliti "ridondanti" e di backup, posizionati per attivarsi all'istante al posto di altri danneggiati: la copertura dovrebbe quindi essere sempre garantita - salvo per le debolezze intrinsece dei sistemi satellitari, in presenza di particolari condizioni ambientali. Per contro, in linea teorica il collegamento sarebbe disponibile in qualunque parte pianeta, fosse anche in pieno oceano e nel deserto: basterà avere una piccola parabola (che in futuro potrebbe essere così piccola da poterla inglobare negli smartphone) e un cellulare con funzioni di modem.

A diverse quote. Ci sono ben otto nuove costellazioni di satelliti per le comunicazioni in preparazione, allestimento o già in fase di dispiegamento in orbita bassa (LEO, low-Earth orbit: tra 160 e 2.000 km) o in orbita media (MEO, medium-Earth orbit: tra 2.000 e il limite dell'orbita geostazionaria, a 35.786 km).

Ci vorrà probabilmente un decennio, ma quando queste flotte di satelliti saranno operative al 100% aumenteranno l'accesso alla banda larga e alimenteranno nuovi modelli economici basati su Internet.

Le costellazioni sono le singole flotte di satelliti utilizzati in modo coordinato, sincronizzati tra loro e disposti in modo da coprire - con il segnale trasmesso - l'area della superficie terrestre a cui sono destinati. Più la costellazione è vicina alla superficie, minore è la potenza del segnale necessario per comunicare, ma minore è anche il tempo a disposizione di un operatore per restare collegato a un singolo satellite (in quanto si muovono molto velocemente): per garantire la qualità e la continuità della comunicazione, una rete dislocata in orbita bassa deve perciò essere composta da molti satelliti, anche qualche migliaio.

Per contro, più elevata è la quota orbitale minore è il numero complessivo dei satelliti di quella costellazione e più a lungo rimane "visibile" un singolo satellite al singolo operatore, ma, naturalmente, è maggiore l'energia necessaria per la comunicazione.

Al momento le costellazioni in composizione sono Iridium Next (81 satelliti, operativa entro il 2018), Boeing (2.956 satelliti, entro il 2022), LeoSat (78-108 satelliti, entro il 2022), OneWeb (o WorldVu, 900 satelliti, entro il 2019), Samsung (4.600 satelliti, entro il 2028), Telesat LEO (117 satelliti, entro il 2021) e SpaceX Starlink (4.425 satelliti, entro il 2024) - che sembra avere definitivamente superato lo sfortunato incidente del 2016. A questi si aggiunge SES O3B (SES Network, 27 satelliti, entro il 2021), l'unico programma di satelliti in orbita media, a 8.000 km: tutti gli altri sono distribuiti in orbita bassa.

Ma quanto è grande lo Spazio? Di certo non vi è sfuggito che solo quelli "ufficiali" elencati qui sono oltre 13.000 - e facciamo finta che non esistano i programmi di sicurezza nazionale (segreti) né i Paesi che non aderiscono alle convenzioni Onu (che andrebbe "avvisata" di ogni lancio). Tutti attorno alla Terra e nessun incidente? In effetti sono tanti, ma - innanzi tutto - non viaggiano tutti lungo una stessa orbita: qualche decina o centinaia di km più in alto o più in basso, e l'autostrada è libera. Su di una singola orbita a 700 km di quota si possono dislocare fino a 2.000 satelliti, a una ventina di km l'uno dall'altro: una possibilità di scontro c'è sempre, magari con qualche satellite fuori controllo, ma è davvero remota.

19 gennaio 2018 Luigi Bignami
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