In molti ricorderanno l'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull: nel 2010 eruttò una tale quantità di polveri da bloccare i voli aerei sull'Europa per diversi giorni, causando danni per miliardi di euro. Ricercatori dell'università di Leeds si sono chiesti con quale frequenza è possibile che fenomeni di questo genere interessino l'Europa nel prossimo futuro.
Il risultato è relativamente rassicurante: tra un eruzione e l'altra dovrebbero passare mediamente 44 anni. Lo studio ha messo in luce anche che le probabilità che il fenomeno prenda il via nel nord dell'Europa sono di circa il 20%. Il coordinatore della ricerca, E.J. Watson, dell'istituto di geografia dell'università di Leeds, afferma che «le stime sulla frequenza di eruzioni vulcaniche del genere islandese sono importanti per le compagnie aeree, per le assicurazioni e per i viaggiatori: possono aiutare a mitigare i disagi causati dalle nubi di cenere e a ridurre le perdite economiche».
Campioni di torbe. Lo studio è iniziato proprio dopo l'eruzione esplosiva del 2010, che causò perdite per miliardi di euro e obbligò a terra milioni di persone. I ricercatori hanno esaminato campioni di sedimenti prelevati da torbiere e dai letti di laghi del Nord Europa, Gran Bretagna, Irlanda e Isole Faroe, oltre ad altri campioni prelevati in altri siti dell'Europa settentrionale.
Utilizzando la microscopia elettronica e analisi chimiche di vario genere, il gruppo di ricerca ha identificato minuscoli frammenti di cenere vulcanica, chiamata cryptotephra - che generalmente ha dimensioni che non superano il diametro di un capello umano - che hanno permesso di identificare la presenza di nubi di cenere vulcanica e le loro dimensioni correlando i diversi campioni estratti.
Per molti degli eventi identificati i ricercatori sono stati in grado di abbinare dati di racconti storici o di altri dati geologici esistenti per ottenere ulteriori conferme.
Una volta ogni 44 anni. Il lavoro ha rivelato tracce di 84 nubi di cenere nel corso degli ultimi 7.000 anni, la maggior parte delle quali dovrebbero essere state prodotte da eruzioni di vulcani islandesi. Concentrando la ricerca a un periodo più vicino a noi, cioè degli ultimi 1.000 anni, per il quale i reperti sono meglio conservati, la squadra ha stimato che per questo periodo la ricorrenza di grandi nubi di polveri vulcaniche è di 44 anni.
Prima dell'evento islandese delle 2010 un'altra nube vulcanica venne prodotta nel 1947, ma a quel tempo i voli aerei erano meno frequenti e il fenomeno passò quasi inosservato.