Che mondo sarebbe senza banane? Non è una domanda oziosa: il rischio è reale, lo è da decenni e quest'estate è tornato a essere un'urgenza. Colpa di un fungo, il Fusarium oxysporum, che per la prima volta è giunto in Sud America (dopo le prime avvisaglie del 2015), dove si produce il 60% di tutte le banane del mondo. Colpa anche nostra, che da millenni coltiviamo ostinatamente la stessa banana, esponendola a tutti i rischi di una bassa variabilità genetica.
Partiamo dall'inizio dell'emergenza: lo scorso 13 luglio, il governo colombiano ha annunciato di aver messo in quarantena quattro piantagioni di banane per una sospetta infezione da fungo, probabilmente arrivato nel Paese grazie a un "passaggio" fornito da strumenti agricoli o da turisti inconsapevoli.
Il Fusarium è una vecchia conoscenza dei coltivatori di banane: è un fungo parassita che attacca l'apparato vascolare delle piante, ostruendolo fino a farle avvizzire; è impossibile da curare, resistente a fitofarmaci e fungicidi, e le sue spore possono rimanere nascoste nel terreno per decenni, il che significa che una volta che una piantagione viene infettata dev'essere abbandonata, gli alberi sradicati e il terreno lasciato a sé per qualche anno.
In poche parole, il Fusarium è un flagello, e se la sua presenza in Colombia dovesse essere confermata, l'intera regione (con l'Ecuador, il maggiore produttore di banane al mondo) potrebbe essere a rischio, e i governi locali hanno attivato tutte le procedure d'emergenza per fermare l'esplosione. «Al momento non c'è stata alcuna conferma ufficiale da parte delle autorità colombiane», ci spiega Robert Reeder, patologo vegetale del CABI, un'organizzazione non profit che si occupa di agricoltura nei Paesi in via di sviluppo. «L'Istituto colombiano di agricoltura riporta però che sono già stati sradicati 75 ettari di piantagioni, e che l'intera area dove potrebbe essere arrivato il fungo è in quarantena totale: il Fusarium è così pericoloso che non esistono precauzioni eccessive.»
Il fungo killer, però, non è un caso sporadico di parassita che mette a rischio un raccolto: perché spaventa così tanto? «Perché le banane», ci spiega Reeder, «sono un caso unico al mondo, un esempio estremo di selezione artificiale.»
In natura esistono molte varietà di banana, e noi umani ne coltiviamo diverse per scopi commerciali. Circa il 50% della produzione mondiale, però, e il 99% di quella destinata al commercio internazionale, è dedicata alla Cavendish, una cultivar (cioè una varietà creata artificialmente) che produce le classiche banane gialle e che ha avuto un successo esplosivo sul mercato, negli anni Cinquanta, soppiantando la varietà Gros Michel.
Il problema delle Cavendish è che «sono state selezionate nel corso di migliaia di anni per produrre frutti grandi e appetitosi, ma anche per essere senza semi: si riproducono solo per via vegetativa, tramite talee.
Le banane non fanno sesso da tempo immemore». La conseguenza è che ogni pianta di Cavendish è, in sostanza, un clone di tutte le altre piante di Cavendish: «Sono tutte praticamente identiche da punto di vista genetico: il risultato di questa bassima varietà è che un patogeno che sia in grado di attaccarne una, può spazzarle via tutte senza fatica».
È quello che è successo alle Gros Michel, colpite da una varietà di Fusarium che da Panama si allargò a tutto il Centro America e costrinse l'industria a puntare su un'altra varietà, la Cavendish appunto, a quel tempo resistente al fungo. Purtroppo la guerra biologica contro la natura è impossibile da vincere, e negli anni il Fusarium è cambiato (la varietà attuale è la TR4), adattandosi alle Cavendish e tornando a essere un rischio per la produzione. TR4 fa danni nel sud-est asiatico dagli anni Sessanta, è arrivato in Giordania nel 2013 e in Mozambico nel 2015. Oggi potrebbe avere attraversato l'oceano, arrivando in una regione che «nel 2018 ha esportato banane per 8 miliardi di dollari, il 58,7% del fatturato mondiale: l'Ecuador, da solo fattura, grazie all'export di banane, 3,3 miliardi di dollari», conclude Robert Reeder. Un mercato immenso, e un frutto, a rischio di venire cancellati da un minuscolo fungo.