È alto 62,45 metri, praticamente quanto un palazzo di 20 piani, con una circonferenza del tronco di 3,31 metri: è l'albero più alto d'Italia, in Toscana, nella riserva naturale di Vallombrosa, località del comune di Reggello (FI). È un abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii), una conifera sempreverde originaria del Canada e del nord America ampiamente diffusa anche in Europa e in Italia.
L’individuazione è opera del gruppo SuPerAlberi, composto da esperti arboricoltori, agronomi e tree-climbers friulani che da quasi 30 anni lavorano in Italia, in Europa e nel mondo per studiare, tutelare e curare gli alberi monumentali in modo totalmente eco-sostenibile.
Per la misura degli alberi si usa la tecnica direct tape drop, termine inglese che indica semplicemente la misurazione diretta sul campo, ossia la risalita di un albero e la misura della cima al suolo.
I Magnifici Tre. Quanto ha realizzato SuPerAlberi è un’impresa unica nella storia del nostro patrimonio naturale, con una vera e propria spedizione di 8 persone durata 20 giorni per studiare da vicino 25 alberi.
Spiega Andrea Maroè, fondatore di SuPerAlberi e responsabile degli alberi monumentali per la regione Friuli-Venezia Giulia: «Siamo partiti da una lunga ricerca bibliografica negli archivi del patrimonio forestale nazionale per individuare le 50 piante più alte del Paese e, dopo una prima scrematura, ne abbiamo scalate 25 tra Lombardia, Trentino-Alto Adige, Liguria, Emilia-Romagna e Lazio, fino ad arrivare in Toscana, a Vallombrosa”.
Il Tree King, re degli alberi italiani, supera di quasi 3 metri il secondo classificato, un altro abete della stessa riserva, che prende il nome dall’Abbazia benedettina di Vallombrosa: la foresta in cui si trovano fu creata e curata nei secoli dai monaci, fino a essere dichiarata nel 1973 Riserva Biogenetica Naturale. Al terzo posto, con “soli” 52,15 metri, c’è l’Avez del Prinzep di Lavarone, un abete bianco di circa 240 anni che 20 anni fa era già stato misurato dal gruppo di SuPerAlberi: a quel tempo era il più alto, prima di essere sorpassato dagli abeti di Vallombrosa.
Valore culturale. «Gli alberi storici e monumentali non hanno solo un valore naturalistico, ma anche culturale e sociale», commenta Alessandro Bottacci, dirigente dell’ufficio centrale per la biodiversità del Corpo Forestale dello Stato, che ha supervisionato il progetto: «queste piante vivono per un tempo lunghissimo, di gran lunga superiore alla vita di un uomo. Rappresentano un patrimonio intergenerazionale destinato a durare nel futuro ed è nostro dovere tutelarle.»